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Alcol, sale il numero dei giovani “policonsumatori”

Come ci si ubriaca oggi? Sembra destinata a sparire l’immagine del tipo che tiene la bottiglia di vino in una mano e il bicchiere nell’altra. Sembra sempre più frequente, invece, quella del giovane “policonsumatore”. Quello che in una sola serata, quasi sempre nel week end, alterna birra e gin, poi passa alla tequila e al whisky, sconfina negli aperitivi alcolici e nei “breezer” (cocktail alcolico del tipo Ready to drink), per poi terminare nell’immancabile vino: una scelta, quest’ultima, che torna di moda, soprattutto tra le ragazze minori, anche per il costo basso che si concilia bene con la crisi economica. Le bevande alcoliche  e la successione possono anche non essere quelle proposte, ma la sostanza è questa: quattro bicchieri e mezzo di un cocktail di bicchieri a sera per gli under 18 maschietti e addirittura 6 per le femminucce. Con bevute fino a tarda notte, happy-hours e brindisi, facendo la spola tra un locale e l’altro, a le possibilità di diventare protagonisti di incidenti stradali che si moltiplicano con l’avvicinarsi dell’alba. E non sono fenomeni isolati: perché in Italia risultano a rischio dipendenza da alcol il 14,9% dei ragazzi e il 6,8% delle ragazze.
A darci queste notizie da brivido sono l’Istat e l’Istituto superiore di Sanità, che nella giornata dell’Alcohol Prevention Day 2009, hanno presentato due ricerche sull’uso e (soprattutto) l’abuso di alcol in Italia.
In entrambi i casi, che solo nel nostro Paese coinvolge qualcosa come 10 milioni di italiani, quello che fa pensare è la superficialità con la quale i più giovani si avvicinano al bicchiere.
Secondo l’Istat le fasce di popolazione in cui i comportamenti a rischio sono più diffusi sono gli anziani con più di 65 anni, i giovani di 18-24 anni e i minori di tra gli 11 e i 17 anni. In particolare sono i giovani tra i 18 ed i 24 anni i più soggetti al “binge drinking”: si tratta di una vera e propria “bevuta esagerata”, tipica de Nord Europa, concentrata in singole occasioni. Un dato che fa ancora più scalpore se si pensa che l’Oms raccomanda da anni la totale astensione dal consumo di alcol fino ai 15 anni.
A livello territoriale, in Italia i comportamenti a rischio risultano maggiormente diffusi nella popolazione residente al Nord. E ancora una volta sono i giovani, alla ricerca di uno sballo a basso costo, a preoccupare: basti pensare che il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze che bevono sino ad ubriacarsi ha meno di 18 anni.
Secondo la ricerca ‘Il Pilota’ dell’Osservatorio Nazionale Alcol del Cnesps dell’Istituto superiore di sanità, i ragazzi bevono in media 4 bicchieri di alcol, 3 le ragazze. Gli under 18 fanno registrare addirittura un record in questa cattiva abitudine: 4 bicchieri e mezzo i maschi, inaspettatamente 6 le femmine.
Per l’Istituto superiore di Sanità non ci sono dubbi: al cocktail di bevande assunto dai giovani corrisponde un cocktail di motivazioni: l`accresciuta disponibilità e accessibilità delle bevande alcoliche da parte dei giovani abbinata all`abbassamento dei prezzi nelle occasioni di happy-hours, per passare alle sempre più persuasive forme di pubblicità e strategie di marketing. Nel conto va messa poi la cattiva educazione in famiglia: il comportamento di non pochi genitori che, inclini a bere, si trasforma in invito indiretto verso i figli a fare lo stesso.
Non a caso è potenzialmente a rischio il 22,7% dei ragazzi di 11-17 anni che vivono in famiglie dove almeno un genitore adotta comportamenti  propensi al consumo di bevande alcoliche.
Ed infine c’è la moda del momento. Come quella di realizzare lo sballo del sabato sera in piazza tra amici con l’intento di bere un’intera damigiana costituita de vino e bevande alcoliche e superalcoliche a basso costo: si tratta di “una tendenza viva in paesi come la Spagna – spiega Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale Alcol, del Centro Oms per la ricerca sull’alcol e presidente della Società italiana di Alcologia – dove il rito del cosiddetto “butellon” impera da almeno 5 anni. Oggi infatti non è infrequente, soprattutto nelle Regioni italiane del Nord-Est e Nord-Ovest, vedere gruppi di giovani che in piazza o nei luoghi pubblici consumano collettivamente cocktail di alcol secondo una ritualità che ha molte analogie con il consumo delle droghe”.
 
Alessandro Giuliani

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