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Alternanza scuola lavoro in mercatini di Natale, alcuni alunni: “Obbligati a vendere prodotti, anche alla Vigilia”. La ds nega

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Un progetto di Pcto in una scuola di Avellino è diventato davvero un caso. Come riporta Il Mattino, alcuni studenti hanno protestato contro il progetto che prevederebbe delle attività da svolgersi al mercatino di Natale. La dirigente scolastica, però, non ci sta.

Accuse pesanti

Questo il comunicato del Collettivo studentesco irpino, pieno di pesanti accuse: “A stare in alcuni di questi stand a vendere i prodotti d’artigianato saranno gli studenti coinvolti nell’alternanza scuola-lavoro, che dovranno obbligatoriamente prendere parte a tale progetto. Questi lavoreranno in orari proibitivi e anche nei giorni (tra cui la Vigilia di Natale) durante i quali dovrebbero poter godere delle vacanze. Non solo lo sfruttamento per produrre tali oggetti, ma anche quello aggiunto nella vendita. Inoltre è difficile reperire informazioni riguardo l’azienda collegata alla scuola alla quale andranno i ricavati, che non è possibile sapere con chiarezza dove saranno destinati”.

La controrisposta della dirigente scolastica

Immediata la risposta della preside: “Gli studenti sono agli stand non per vendere, ma per illustrare il progetto alla base del programma di alternanza scuola-lavoro e le attività svolte dall’istituto. Naturalmente anche come vengono realizzati i manufatti mostrati. Le vendite invece, effettuate con tanto di ricevuta fiscale, sono responsabilità dei docenti tutor che li affiancano. Nessuno è obbligato a partecipare all’alternanza ma, poiché è la legge che la prevede, chiederò agli alunni del terzo, quarto e quinto anno di firmare espressamente un documento per accettare di partecipare al progetto”.

“Potranno anche rinunciarvi, ma poi rischiano la bocciatura in quanto è la legge che impone che per superare l’anno bisogna partecipare ai progetti di alternanza scuola-lavoro”. Sulla questione del contributo economico versato dagli studenti, la dirigente rigetta completamente l’accusa e annuncia di aver avviato un’indagine interna alla scuola per risalire ai responsabili del comunicato. “Presenterò denuncia ai carabinieri per individuare chi ha infamato sia me che l’istituto. Lo devo all’onorabilità mia e della scuola”, ha concluso.

Alternanza scuola lavoro, cosa cambierà?

Ricordiamo che sono almeno cinque i punti centrali della riforma degli istituti superiori tecnici e professionali: i percorsi quadriennali anziché quinquennali, oggi relegati a poche centinaia di scuole; più ore di materie di base, soprattutto italiano e matematica; apprendistato formativo e più alternanza scuola-lavoro di qualità (da circa 200 a 400 ore nel triennio finale delle superiori); insegnanti non di professione, ma esperti del mondo produttivo e professionale impegnati soprattutto nell’area della docenza laboratoriale; più internazionalizzazione con più scambi internazionali, visite e soggiorni di studio, stage fuori Italia.

Ci sono già delle novità introdotte il 1° maggio con il decreto lavoro, che impone all’azienda ospitante il documento di valutazione dei rischi, con una sezione specifica che indicherà le misure di prevenzione e i dispositivi di protezione per i ragazzi.

Inoltre, l’integrazione al documento sarà fornita alla scuola e allegata alla Convenzione stipulata tra l’istituto e l’impresa; si istituisce la figura del docente coordinatore di progettazione, che sarà individuato dalla scuola; si chiedono ulteriori requisiti – per il Registro per l’alternanza scuola-lavoro presso le camere di commercio – che devono possedere le imprese ospitanti i PCTO per evitare il coinvolgimento di aziende non qualificate; viene istituito un fondo di 10 milioni per il 2023 e di 2 milioni per il 2024, finalizzato all’indennizzo delle famiglie degli studenti vittime di incidenti durante gli stage.