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Anche la Gilda decide di scioperare il 4 giugno

Anche la Gilda aderisce allo sciopero generale del 4 giugno: lo ha deciso l’Assemblea Nazionale dei delegati dopo una giornata di intenso lavoro e dopo che anche la Direzione nazionale ne aveva discusso in una riunione fiume del 10 maggio.
Inizialmente pareva che la Gilda volesse mantenere una posizione autonoma, ma alla fine ha prevalso la considerazione che in questa circostanza lo sciopero della scuola sarà specifico e non correrà il rischio di “annegare” nel mare indifferenziato della protesta del pubblico impiego.

“La nostra organizzazione – sottolinea però il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – si riserva tuttavia di mantenere la possibilità di promuovere ulteriori azioni laddove lo sciopero del 4 giugno non dovesse risultare risolutivo”.

In altre parole il rischio di un blocco degli scrutini permane e non è da escludere che l’anno scolastico si concluda in modo piuttosto convulso.
Intanto nella giornata dell’11 maggio il Consiglio dei Ministri ha autorizzato il ministro della Funzione pubblica Luigi Nicolais ad esprimere il parere favorevole del Governo sull’ipotesi di contratto collettivo nazionale quadro per la definizione dei comparti di contrattazione per il quadriennio 2006-2009.
L’accordo – già sottoscritto presso l’Aran – è l’atto preliminare senza il quale non si possono neppure aprire le trattative dei singoli comparti.
Nel settore scuola-università i comparti restano quelli attuali, anche se ci sono stati tentativi – di Cgil in particolare – di accorpare l’Afam all’Università.
Se l’accorpamento fosse andato in porto la CGU, confederazione alla quale aderisce la Gilda, non avrebbe più avuto ragione di esistere in quanto per prendere parte alle trattative come confederazione è necessario essere presenti in almeno due comparti (la CGU è presente ora proprio nell’Afam e nella scuola).
Per tornare alle vicende contrattuali va detto che l’adesione della Gilda allo sciopero del 4 giugno potrebbe accelerare l’apertura della trattativa che in ogni caso, per essere avviata, necessità di un atto di indirizzo all’Aran.
La situazione è piuttosto complessa: da un lato il Governo ha bisogno di chiudere al più presto la vicenda dei contratti del pubblico impiego, ma resta il fatto che solo poche ore fa il Ministro Nicolais ha fatto sapere che l’effettiva copertura finanziaria degli aumenti “promessi” con l’accordo del 6 aprile (circa 100 euro mensili a testa per la generalità dei pubblici dipendenti, qualche cosa in più per docenti e ATA) è tutta da verificare.

Reginaldo Palermo

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