Hermann Feildmeier, autore dello studio, ha spiegato al Corriere:
“Per conoscere i pidocchi bisogna capire che i primi antenati in grado di infestare i primati sono comparsi 25 milioni di anni fa, mentre sono vecchi di 5,5 milioni i parassiti con caratteristiche comuni che hanno poi trovato ospitalità nello scimpanzé e nell’uomo. Fenomeni evolutivi complessi, in quanto hanno coinvolto nello stesso tempo ospite e parassita, hanno oggi condotto a tre tipi di Pediculus humanus: il gruppo A diffuso in tutto il mondo, il B localizzato nelle Americhe, in Europa e in Australia, il C, il più divergente, presente esclusivamente in Nepal e in Etiopia”.
Il ricercatore ha poi aggiunto che il gruppo C è quello più pericoloso per la salute, perché possibile vettore di malattie infettive. Il pericolo, sottolinea però Feildmeier,non è stato ancor dimostrato:
“Anche se il 65% dei rifugiati provenienti dall’Etiopia è infestato, la possibilità di diffusione di malattie infettive è marginale. Si può infatti verificare solo per infestazioni massive. Un bambino europeo con pediculosi ha in media sul capo 10 parassiti e la quantità di sangue che ingerisce ciascuno di loro, sempre ammesso che sia del gruppo C, è minima”.
I pidocchi negli ultimi 10 anni sono tornati più agguerriti negli incubi dei genitori e soprattutto si sono dimostrati resistenti ai farmaci tradizionali. Ci sono poi in commercio alcune lozioni a base di prodotti naturali come estratti di noce di cocco, di anice e di olio di ylang ylang, ma la loro sicurezza non è stata verificata sebbene si siano rivelati efficaci contro la pediculosi in 8 casi su 10. Se la nuova lozione non è di gradimento c’è sempre il metodo meccanico, e sicuro per la salute, con prodotti trasparenti e inodore che formano una sottile pellicola sulla capigliatura e soffocano il pidocchio.
Feildmeier ha poi spiegato perché il rischio di pediculosi sia doppio per le bimbe piuttosto che per i bambini:
“Non è solo perché hanno i capelli lunghi, ma anche perché il loro modo di giocare e relazionarsi comporta un tempo di contatto più prolungato e ravvicinato tra le testoline rispetto ai maschi”.
Ultima, ma decisamente non meno importante raccomandazione, riguarda la “diagnosi” della presenza dei fastidiosi parassiti. La ricerca visiva è 3 volte meno efficace dell’ispezione con il pettine passato sui capelli umidi. Per questo motivo non è sufficiente limitare l’ispezione alle zone “predilette” dai pidocchi, cioè le tempie, la zona dietro le orecchie e la nuca. Limitarsi a queste zone, spiega Feildmeier, è possibile solo se la ricerca da esiti positivi.
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