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Ascoltare errori grammaticali fa male alla salute

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Sembra proprio che ascoltare dall’interlocutore errori grammaticali provochi un malessere improvviso, uno stress simile allo stridio del gesso sulla lavagna.

A sostenerlo due professori dell’Università di Birmingham, in Inghilterra, Dagmar Divjak, docente di linguistica cognitiva e Peter Milin, professore di psicologia del linguaggio, mentre la notizia è riportata dal Corriere della Sera che però non si intrattiene sui danni alla salute che un insegnante, se la ricerca dei due è corretta, subirebbe sentendo giorno per giorno, oltre che stridii di gesso sulla lavagna, anche certe contorsioni linguistiche sgrammaticate.

I due studiosi dunque hanno scoperto che il nostro organismo entra in “modalità stress” quando si ascoltano errori di grammatica, mettendo in luce una nuova dimensione nell’intricata relazione tra fisiologia e cognizione, cosicché il fastidio si ripercuoterebbe anche su un parametro organico.

I ricercatori hanno scoperto una correlazione diretta tra gli errori grammaticali, ma anche tra gli accenti scarsamente comprensibili, dal momento che lo studio è condotto sulla lingua inglese, e la Hrv cioè la variabile della frequenza cardiaca di chi ascolta, variabile cardiaca che, a quanto sembra,  è l’indicatore fisiologico dell’attività del sistema nervoso autonomo. 

In altri termini, considerato che la variabilità della frequenza cardiaca misura la regolarità dell’intervallo di tempo che separa un battito dall’altro, per cui  quando siamo rilassati il battito cardiaco mostra una certa variabilità nella durata di questo intervallo, gli scienziati hanno evidenziato che quando siamo sotto stress questa variabilità si riduce

Gli studiosi dunque, attraverso questa procedura, hanno osservato che più errori una persona ascolta meno variabile diventa il suo battito, come se fosse sotto stress. 

La ricerca, pubblicata sul Journal of Neurolinguistics, che  prende in considerazione la lingua inglese, ha coinvolto poche persone (appena 41) ma può bastare per comprendere quel che si prova quando ci si imbatte in uno strafalcione che giudichiamo ingiustificabile.

Posto dunque che tale studio sia, come pensiamo, degno di tutta fede, è facile capire a quale stress giornaliero un prof è esposto, tranne che, avendoci fatta l’abitudine, la frequenza del suo battito cardiaco rimane impassibile con stoica fermezza ascoltando qualunque tipo di strafalcione