Sulla base del rapporto Istat sugli asili nido e i servizi educativi per l’infanzia, i posti disponibili negli asili nido coprono appena il 24% del fabbisogno per i bimbi residenti sotto i 3 anni. Dunque siamo lontani dal parametro del 33% fissato dalla Ue.
Eterogenea poi sia la spesa che i servizi sul territorio, con la consueta distanza negativa del Sud, che limita fortemente la già scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
A livello nazionale, i posti disponibili negli asili nido variano da un minimo del 7,6% dei potenziali utenti in Campania a un massimo del 44,7% in Valle D’Aosta, mentre la dotazione di servizi penalizza i comuni più piccoli rispetto ai capoluoghi di provincia.
Inoltre, a livello di spesa media dei comuni si passa da un minimo di 88 euro l’anno per un bambino residente in Calabria a un massimo di 2.209 euro l’anno nella Provincia Autonoma di Trento. Nell’anno scolastico 2016/17 sono stati censiti 13.147 servizi socio-educativi per l’infanzia e i posti autorizzati sono stati circa 354mila, pubblici in poco più della metà dei casi.
Sempre secondo l’Istat, a partire dall’anno scolastico 2011/12 si registra un calo dei bambini iscritti nei nidi comunali e convenzionati con i comuni e dal 2012 si riducono anche le risorse pubbliche disponibili sul territorio.
Il calo degli utenti riguarda principalmente i nidi comunali gestiti direttamente, mentre aumentano le gestioni affidate ai privati, dove i costi medi per bambino a carico dei comuni sono decisamente più bassi.
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