Assunzioni docenti 2023, saranno 40 mila e poi concorso riservato ai precari con 36 mesi più 24 Cfu. Barbacci (Cisl): non è una sanatoria

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Il Consiglio dei ministri ha approvato la procedura straordinaria di reclutamento per docenti per l’anno scolastico 2023/24: un piano molto atteso, poiché nelle scuole oggi mancano 100 mila docenti titolari e ogni anno vengono assegnati oltre 200 mila precari di cui la metà di sostegno e moltissimi non specializzati.Ma chi entrerà in ruolo? Da quali graduatorie? I supplenti che non ce la faranno ad essere assunti, hanno comunque prospettive di stabilizzazione? La Tecnica della Scuola lo ha chiesto a Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola, uno dei sei sindacati in prima linea nella contrattazione con il ministero dell’Istruzione per ridurre al massimo la portata di cattedre vacanti in Italia.

Chi verrà immesso in ruolo

“Il punto – spiega Barbacci – è che non c’è stata mai nella storia della scuola una disponibilità così ampia di posti liberi e nello stesso tempo una impossibilità a coprire quei posti. Questo piano di reclutamento porterà, con effetto 1° settembre 2023, alle assunzioni da Gps prima fascia in particolare sui posti di sostegno: è un meccanismo che conosciamo, perché è stato già adottato dal 2021. Quest’anno ad essere assunti dovrebbero essere circa 18 mila precari di sostegno specializzati”.

Le altre immissioni in ruolo riguarderanno chi “sta nelle graduatorie dei concorsi ordinari dove ci sono ancora gli idonei”, anche se solo in alcune aree territoriali, in particolare in quelle del Sud: in effetti, dice Barbacci, “c’è un disallineamento tra i candidati e chi giudica e questo necessita una riflessione importante”,

In ogni caso, aggiunge la numero uno della Cisl Scuola, la stabilizzazione degli idonei dei concorsi – parliamo di coloro che hanno superato le prove, ma non sono entrati nella graduatoria di merito perché vi erano altri aspiranti docenti con punteggio maggiore – “è una richiesta forte che abbiamo fatto nelle sedi di interlocuzione e potrebbe portare all’assunzione di altri 20 mila precari”.

Nel 2023 avremo però alcune migliaia di assunzioni da GaE, soprattutto dal primo ciclo dove vi sono più precari storici e non a caso la sindacalista si chiede per quale motivo “le immissioni in ruolo degli idonei dei concorsi ordinari siano limitate alla scuola secondaria”. Dalla somma di queste diverse tipologie di candidati, quindi, derivano le circa 40 mila immissioni in ruolo prospettate a settembre dalla segretaria del sindacato Confederale.

I concorsi ordinari finiranno troppo tardi

La realtà, ricorda Barbacci, è che “abbiamo un parterre di posti vacanti enorme” e che entro il 2024 l’accordo con l’UE prevede che vadano assunti 70.000 insegnanti. Solo che con i concorsi ordinari non si farà in tempo, così a breve partirà il percorso transitorio che prevede il bando di concorso riservato a chi ha 24 Cfu e 36 mesi di servizio: “nessuno vuole le sanatorie – conclude la leader Cisl Scuola – ma ricordiamo che sono supplenti con titoli e specializzazioni che utilizziamo da anni”.

“La Commissione europea, a cui si è rivolto il nostro ministero dell’Istruzione, dovrebbe avere a cuore che si portino a termine le assunzioni dei 70 mila docenti e che si coprono le cattedre vacanti”, sottolinea la sindacalista auspicando una risposta positiva e celere al quesito posto oltre un mese fa dal nostro dicastero dell’Istruzione.

“Riteniamo – continua Barbacci – che vi siano tutte le condizioni per dare risposte di qualità” sugli insegnanti da assumere: “qui non siamo per perorando la causa di nessuna sanatoria”.

Certo, dobbiamo “fare i concorsi ordinari, senz’altro, però siamo ragionevolmente convinti” che occorra stabilizzare quella “sacca di precariato che utilizziamo per gli incarichi annuali: ricordiamo che questa gente la stiamo utilizzando da svariati anni, con incarichi al 30 giugno e al 31 agosto”.

La proposta del sindacato è fargli fare, ai precari storici, “un anno di formazione significativo, con un percorso finale di verifica e una lezione finale con simulazione senza andare a ripetere i contenuti disciplinari che dobbiamo dare per scontati” visto che “stiamo parlando di docenti che hanno un’abilitazione e hanno superato concorsi, che hanno una laurea, Master, specializzazioni e dottorati”, conclude Ivana Barbacci.