I docenti precari sardi scendono in piazza contro il pericolo emigrazione previsto dalla L. 107/15: lo hanno fatto portando con loro la valigia, simbolo del trasferimento forzato.
La mattina di lunedì 10 agosto, un centinaio dei prof della Sardegna ha organizzato un sit-in davanti al Consiglio regionale presentandosi con le valigie già pronte per “emigrare” nella Penisola, accompagnati dai figli e dai genitori anziani. “Non siamo dei pacchi postali” è una delle tante scritte comparse durante il sit-in.
“Assunzione sì, – spiegano – ma a quale prezzo? Bisogna trovare una casa, pagare l’affitto, le bollette. E vivere lontani dagli affetti”. Oltre alle valigie, gli insegnanti si sono presentati ognuno con un fazzoletto bianco per salutare simbolicamente i loro cari e la Sardegna.
“Rischiamo di perdere tutto – ha spiegato uno di loro – Io devo assistere mia madre malata. Se rifiutiamo la destinazione restiamo nelle graduatorie, sì, ma di fatto non riusciremo a lavorare mai più”. Un vero dramma per molte famiglie costrette a una dolorosa scelta: o il lavoro o la famiglia.
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“E’ la prima volta in Sardegna – scrive l’agenzia Ansa – che i docenti scendono in piazza per dire no alla riforma della scuola del Governo Renzi e, soprattutto, al trasferimento obbligatorio per l’immissione in ruolo. Dalle primarie alle superiori in Sardegna sono circa 4mila i docenti che rischiano di dover lasciare l’isola”.
Anche la politica si muove: un’interrogazione è stata presentata in Consiglio regionale dalla Base. E domani è in programma un’altra iniziativa, promossa dal deputato di Unidos Mauro Pili con una assemblea regionale dei docenti.
Ricordiamo che c’è tempo sino all’ora di pranzo, le ore 14, di venerdì 14 agosto per convalidare la domanda di adesione al piano B e C della Buona Scuola, con l’indicazione delle preferenze relative alle 100 province di destinazione.
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