Attualità

Atto di indirizzo. Di Meglio (Gilda): “Superare la lezione frontale? Spetta ai docenti la scelta delle metodologie”

Sull’atto di indirizzo del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, per l’anno 2022, arrivano le prime riflessioni sul fronte sindacale.

La Gilda degli insegnanti parla di luci e ombre: “Un documento programmatico di cui apprezziamo alcune priorità politiche, ma che per certi aspetti riteniamo un’incursione in campi non di pertinenza del ministro e improntato a una visione della scuola che non condividiamo,” contesta Rino Di Meglio, il coordinatore nazionale.

Intoccabile la libertà di insegnamento

Il riferimento è in particolar modo alle indicazioni didattiche che secondo il sindacato andrebbero a toccare la questione della libertà dell’insegnamento: “Affermare che la lezione frontale debba essere superata in favore di nuovi approcci significa entrare a gamba tesa su un terreno che non è affatto di competenza del ministro dell’Istruzione ma che spetta ai docenti. Soltanto a loro deve essere affidato il compito di decidere, in base agli specifici contesti in cui operano, quali metodologie e strumenti didattici utilizzare, nel pieno rispetto della libertà di insegnamento che l’articolo 33 della Costituzione assegna loro”.

Quanto alla DDI, rispetto alla quale – sostiene il coordinatore – i collegamenti nelle scuole non sarebbero all’altezza del compito, il tono è sarcastico: “Introdurre nuove metodologie basate sulla DDI è un po’ come decidere di partire per la conquista dello spazio senza un’adeguata rampa di lancio per il razzo”. 

I punti sui quali il sindacato è favorevole

L’ok del sindacato va invece sugli investimenti in edilizia scolastica previsti dal Pnrr e sull’ipotesi di snellimento delle procedure di reclutamento di cui abbiamo riferito. Su questo tema la Gilda chiarisce: “A tale riguardo, auspichiamo che il ministro tenga in conto la nostra proposta di riforma del reclutamento per la scuola secondaria di primo e secondo grado che, sulla stregua di quanto già avviene per la scuola primaria e dell’infanzia, prevede l’istituzione di una laurea abilitante. In tal modo, si potrebbe ridurre il numero dei precari e avere in cattedra docenti altamente motivati”.   


Carla Virzì

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