Home Attualità Autonomia differenziata: Cgil, Uil e Gilda auditi al Senato

Autonomia differenziata: Cgil, Uil e Gilda auditi al Senato

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Nella giornata del 12 settembre le organizzazioni sindacali della scuola FLC CGIL, UIL Scuola RUA e Federazione GILDA Unams, insieme con il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale sono stati auditi al Senato per presentare le proprie memorie sul disegno di legge di iniziativa popolare  Comitato promotore ha raccolto 100mila firme.

Il ddl prevede una riscrittura degli articoli 116 e 117 della Costituzione con l’introduzione di una clausola di supremazia della legge statale e lo spostamento di alcune materie alla potestà esclusiva dello Stato.

All’audizione erano presenti Graziamaria Pistorino per la FLC CGIL, Roberto Garofani per UIL Scuola RUA e Orazio RusCica della Federazione GILDA Unams.

“Qualunque ipotesi di regionalizzazione – hanno ribadito i tre dirigenti sindacali – produrrebbe una disgregazione del sistema nazionale con la creazione di tanti sistemi educativi di istruzione e formazione, quante saranno le Regioni che dovessero chiedere maggiore autonomia. Ciò rappresenterebbe la fine dell’obiettivo, tuttora incompiuto, di garantire pari trattamento ad ogni studente e alunno del Paese nell’esercizio del diritto all’istruzione”.

I tre dirigenti hanno anche evidenziato i pericoli connessi ad un organico regionale del personale delle scuole con concorsi regionali per i docenti, il personale ATA e la dirigenza scolastica.
Si arriverebbe inevitabilmente a contratti regionali e stipendi differenti in base al territorio e si determinerebbe la fine della mobilità del personale su tutto il territorio, poiché la regolamentazione degli spostamenti verrebbe definitivamente sottratta alla negoziazione nazionale.
“La frammentazione del sistema scolastico in 21 sistemi di istruzione diversi, con programmi decisi autonomamente dalle Regioni e sottoposti alle diverse linee di indirizzo politico di chi governa pro-tempore – hanno concluso – comprometterebbe irrimediabilmente la libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione oltre che il valore legale del titolo di studio. Rappresenta dunque, un pericolo per l’unità stessa del Paese”.