
Secondo le statistiche, 5 allievi su 100 avrebbero un quoziente intellettivo da 130 in su, ma troppo spesso sono soggetti a problemi sociali, per cui occorrerebbero percorsi speciali che però non vengono nè riconosciuti né attuati. E il paradosso dei paradossi si materializza proprio nel momento in cui, essendo troppo bravi per la scuola, non sono spesso capiti dai prof e dai compagni e dunque sono a rischio abbandono, come chi della scuola non ha alcun interesse.
Le statistiche dicono, come viene pubblicato dal Corriere di Torino che, insieme ad altri giornali, come il nostro che da tempo descrive la questione, mette in luce un antico problema: cinque allievi su cento sono “plusdotati”, ma secondo gli insegnanti sarebbero molti di più.
Sono chiamati bambini “gifted” (dotati, come recita il titolo di un film di successo sulla materia) coloro che hanno un quoziente intellettivo da 130 in su e dunque una iperdotazione cognitiva, detta anche plusdotazione; studenti che mostrano, o hanno il potenziale per mostrare, altissime performance, se confrontati con i loro pari in una o più delle seguenti aree: abilità intellettiva generale, abilità scolastica, pensiero creativo, leadership, arti visive e dello spettacolo.
E la Regione Piemonte, si legge sul Corriere, per seguire al meglio questi ragazzi, ha riassegnato i fondi previsti per il secondo anno consecutivo. Il bando per il 2024/25 è stato vinto da sei istituti scolastici che realizzano percorsi psicopedagogici a supporto degli studenti ad alto potenziale cognitivo e per gli studenti a rischio di ritiro sociale.
Spiega un dirigente a cui sono stati assegnati i fondi: “È un contributo molto importante perché finalmente dà luce ad un argomento poco conosciuto: tutti pensano che siano bambini fortunati, ma spesso hanno difficoltà emotive e relazionali e sono oppositivi nei confronti dei docenti perché si annoiano. Sono come treni ad alta velocità che devono andare al passo dei regionali per rispettare le tappe di crescita, la loro età anagrafica non corrisponde alle abilità cognitive”.
Formata all’inizio da 4 scuole,oggi la Rete a supporto di questi scolari conta oltre 60 istituti comprensivi e alcune scuole superiori nei quali vengono organizzati corsi di formazione di primo e secondo livello per gli insegnanti e offerti supporti ai ragazzi e ai singoli genitori.
Spiega la psicologa che la plusdotazione è una “neurodiversità” come altre e dunque questi bambini hanno bisogno di un “piano didattico personalizzato”, mentre per paradosso non sempre vanno bene a scuola.
E infatti, non sono rari i casi in cui vengono descritti o segnalati più per le loro “peculiarità” che per le loro doti eccezionali. Ciò può portare a scambiarli per bambini o ragazzi con basso potenziale o svogliati.
E infatti si annoiano molto facilmente, si impegnano solamente nei compiti che trovano interessanti e stimolanti, si rifiutano di eseguire attività routinarie o che già conoscono, sono intolleranti o impazienti verso la lentezza altrui, hanno difficoltà a esprimere le emozioni o nel gestirle, si scoraggiarsi facilmente, sono selettivi nelle amicizie.