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Bestemmia su facebook contro il nuovo nome del Ministero: il prof di Firenze chiede scusa ma rischia una sanzione

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Il professore fiorentino che nei giorni scorsi aveva pubblicato sulla sua pagina facebook un post contro la nuova denominazione del Ministero dell’Istruzione, post “condito” anche con una bestemmia, ha chiesto pubblicamente scusa affermando: “Il commento nasce in un momento di sdegno e rabbia politica che ho espresso, da toscano ateo e laico, nella forma a tutti nota. Nelle mie intenzioni non vi era quella di offendere i credenti di religioni monoteistiche. Capisco però che l’accaduto, sia per il contenuto del singolo post che per come è stato riportato all’attenzione dell’opinione pubblica, abbia generato critiche politiche, da una parte, e, dall’altra, possa aver offeso la sensibilità religiosa dei miei concittadini”.

“Mi dispiaccio quindi per aver urtato la sensibilità religiosa dei miei concittadini ed in particolare della comunità dell’Isolotto – conclude – e offro pubblicamente le mie scuse alle persone ed alle comunità il cui sentimento religioso è stato offeso”.

Dopo la pubblicazione del post, esponenti di Fdi del Comune e del Consiglio regionale avevano chiesto le dimissioni del professore dall’incarico di capogruppo di Sinistra Progetto Comune al Quartiere 4 di Firenze.
Richiesta respinta da Sinistra italiana Firenze che parla di un “becero tentativo” di Fdi di “distogliere l’attenzione dal progetto regressivo di scuola che stanno mettendo in pratica”.

Intanto l’Usr Toscana, su segnalazione del Ministero, ha già aperto un’inchiesta per valutare gli aspetti disciplinari della vicenda.
E’ vero che il docente ha chiesto scusa e questo certamente potrà essere considerato un elemento attenuante ed è altrettanto vero il fatto è avvenuto al di fuori dell’ambito scolastico e che il post è stato pubblicato sulla pagina personale del docente stesso, ma bisogna anche considerare quanto prevede il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (DPR 62 del 2013).
Il secondo comma dell’articolo 12 del Codice recita testualmente: “Salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali, il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell’amministrazione”.
Il terzo comma dell’articolo 3 ricorda che il dipendente pubblico evita situazioni e comportamenti che possano ostacolare il corretto adempimento dei compiti o nuocere agli interessi o all’immagine della pubblica amministrazione”.
La posizione dell’insegnante, insomma, appare molto delicata e potrebbe portare una sanzione disciplinare non proprio leggera.
Ma, ovviamente, bisogna capire cosa deciderà l’Ufficio regionale.