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Il sindaco di Venezia Brugnaro: “Se paghi 700 euro una stanza non meriti la laurea”. De Gregorio: “Il merito è essere scaltri?”

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In questi giorni non si fa che parlare di caro affitti: gli studenti universitari hanno iniziato a protestare in modo eclatante contro i costi esorbitanti per stanze in affitto, che di recente sono aumentati. I ragazzi hanno smosso l’opinione pubblica accampandosi in tenda fuori dagli atenei.

“Non meriti di diventare classe dirigente”

La ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha risposto alle loro richieste ieri, 17 maggio, nel corso di un question time alla Camera. Ma, mettendo da parte queste vicissitudini, sta anche facendo discutere quanto detto dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, come riporta SkyTg24:  “L’altro giorno viene un ragazzo da me, e mi dice ‘io ho trovato un posto letto a 700 euro. Per me son troppi’. Gli ho detto ‘tu non meriti di diventare laureato, perché se ti fai fregare 700 euro per un posto letto non meriti di diventar classe dirigente’.

Immediata la replica del Partito Democratico: “Umilia i giovani anziché aiutarli a costruirsi un futuro. Questo Sindaco, come sempre, invece di aiutare i giovani a costruirsi il futuro tenta di umiliarli dall’alto del suo pulpito milionario”. Insomma, ci sono state varie reazioni contro il primo cittadino, accusato di non essere per niente sensibile al problema che affligge molti studenti e non. Una, in particolare, si è concentrata sul concetto di merito. Si tratta di quella della giornalista Concita De Gregorio, che ha affidato le sue parole a La Stampa.

“Inutile premiare l’altruismo se poi la consegna è un’altra”

“Cosa intende Brugnaro quando, ammiccando con complicità alle persone della sua età che loro sì si sono fatte strada da sole patendo la fame e il freddo, ha detto queste parole? Gli dice: sei così stupido, sei fuori. Gli sta dicendo: fatti furbo. Ti vogliono fregare? Fregali tu. È una guerra qua, ragazzo: se non sei all’altezza di combatterla ritirati”.

“Dunque è questa la consegna: il mondo che noi abbiamo costruito e che ti lasciamo in dote è feroce, ingiusto, dominato dagli speculatori, vince il più spregiudicato, chi sa violare le regole senza farsi beccare. I furbi, appunto. I deboli soccombono, restano sul ciglio della strada non meritano di essere considerati. Perciò organizzati”.

“Mi interessa il concetto di merito. In cosa consiste il merito. Nell’essere spregiudicati, svelti a togliere di mano al vicino quel che potrebbe servire a noi, insomma nell’essere un po’ banditi, cinici, fuorilegge senza darlo a vedere oppure nell’avere a cuore la casa comune, la casa di tutti, tendere una mano, aiutare un naufrago, costruire diritti dove chiunque possa trovare posto? Perché bisogna intendersi: è inutile premiare gli eroi della generosità e dell’altruismo, dar loro le insegne di cavalieri della Repubblica e le copertine dei giornali, se poi invece la consegna subdola, dominante, è l’altra: fatti i fatti tuoi, corri più svelto. Sono proprio agli antipodi, questi modelli di convivenza. Uno dice pensa a te, l’altro pensa a tutti – lì ci sarà posto anche per te. È un insegnamento. Una consegna”.

Diritto allo studio o legge del più forte?

“Il diritto allo studio è inviolabile. È un principio per cui chiunque tu sia, ovunque tu sia nato e da chi, devi avere la possibilità di emanciparti attraverso l’istruzione. E uno stato democratico te la fornisce, l’istruzione. Quello che stanno dicendo in tutta Italia i ragazzi in tenda, mi pare, è che se la politica di governo che si riempie la bocca di opportunità per i giovani poi non immagina, invece, le possibilità concrete attraverso le quali i giovani possano mettersi alla prova: allora è un bluff. Allora prospera chi ha i mezzi e resta indietro chi non li ha, ed è di nuovo una società classista in cui non vale il merito, non vale il talento, pazienza per il nuovo logo del ministero. Vale di chi sei figlio e se ti può mantenere. Oppure se sei abbastanza spregiudicato, furbo da mettere nel sacco chi è più furbo di te. È il modello di mondo, lo stile di vita che stiamo passando in consegna – questo il tema. È una gara a chi è più scaltro, la vita, o è una questione di cura, di ascolto, di condivisione e di accoglienza delle molteplici forme in cui si manifesta”, ha concluso.