Ha senza dubbio cominciato col botto il suo mandato come Ministro dell’Istruzione. Marco Bussetti, nelle ultime 2 settimane ha preso i riflettori su di sé per una serie di interventi che il popolo della scuola chiedeva da tempo: l’estensione del Bonus merito ai precari e la cancellazione della chiamata diretta.
L’intervento decisivo per sbloccare le assegnazioni provvisorie in stallo da settimane e “lo zampino” per la proroga di attuazione della sentenze dei diplomati magistrale.
Quello che appare evidente è che il Ministro dell’Istruzione voglia intervenire in modo concreto sulle questioni critiche della scuola, senza però stravolgerne le fondamenta.
Intenzione confermata dallo stesso numero 1 di Viale Trastevere nel corso di un’intervista al quotidiano Avvenire.
Bussetti, infatti mette le cose in chiaro: “Cambiamenti sì, rivoluzioni no. La scuola italiana ha già pagato un prezzo troppo alto per gli stravolgimenti che si sono susseguiti negli ultimi anni a causa del mancato accompagnamento in fase attuativa delle riforme introdotte. Le novità hanno creato difficoltà al sistema per i troppi strappi che ci sono stati“.
La ricetta del nuovo Ministro è quindi quella di “interventi mirati per risolvere nel concreto i problemi e le criticità e anche per portare avanti percorsi necessari come quello dell’innovazione didattica su cui lavoreremo molto. Fare una grande riforma per lasciare una firma non ha senso. Meglio procedere per gradi“.
Questo, se non era sufficientemente chiaro, indica la volontà espressa più volte da Bussetti di non abrogare la Buona Scuola, ma di superare e migliorare gli aspetti che sono risultati negativi.
Per questo, “sul resto della Legge 107, si proseguirà con cautela. La pausa estiva servirà per capire cosa funziona e cosa no, dopodiché ci si muoverà di conseguenza nell’interesse dei vari attori in campo. Prima di tutto gli studenti che sono i destinatari della formazione“.
Infine, a sostegno di quanto finora scritto, Bussetti per quanto riguarda la scuola vuole mettere in ordine “ciò che non va, come primo atto, per dare respiro al sistema stressato da mille incombenze e da troppi cambiamenti imposti e non condivisi. Ma daremo grande attenzione anche all’innovazione della didattica, alla formazione degli insegnanti, al digitale“.
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