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Che fine farà la scuola con il nuovo Governo. Nostra intervista con G. Bevilacqua (PSP)

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Mano a mano che la crisi di Governo procede diventa sempre più difficile capire che fine faranno nei prossimi mesi il ministero dell’istruzione e soprattutto il nostro sistema scolastico.
Ne parliamo con Gianfranca Bevilacqua, avvocata e docente di discipline giuridico/economiche in istituto d’istruzione secondaria superiore, componente attivo, e legale dei Partigiani della Scuola Pubblica.


A suo avviso come ne esce la Scuola da questa crisi di governo? Si è parlato poco di scuola e nei 10 punti ribaditi da Di Maio, uscendo dalle due consultazioni al Quirinale, si è parlato di autonomia differenziata per Veneto, Lombardia e Emilia Romagna.

Mi soffermo in particolare sul programma enunciato dal vice premier, che non ho affatto gradito per due sostanziali ragioni:

  1. la scuola è stata “posizionata” propriamente al punto 10, cioè l’ultimo. In questo genere di cose il “lay-out” è estremamente significativo, individuando esso il rilievo che s’intende riservare all’argomento. Ancor più inquietante se solo si pensi che il M5S aveva fatto della lotta alla legge 107/15 uno dei suoi cavalli di battaglia, ed è stata questa una delle concomitanti ragioni che ne hanno decretato il successo, così come, poco prima, avevano costituito la Caporetto di Renzi
  2. pare che anche il Ministro leghista abbia rassicurato circa l’estraneità della Scuola dal processo autonomista; ma questo non è affatto tranquillizzante, poiché “pezzi” di vita essenziali per la quotidianità di un cittadino, quale, solo esemplificativamente, la sanità, per parlarne in estrema sintesi, non possono viaggiare a velocità diverse.

Quali critiche esprimono i Partigiani della Scuola Pubblica al governo giallo verde per quanto riguarda la scuola e al dicastero Bussetti?

A parte quanto già detto, la prima cosa che mi sovviene prepotente, poiché oggettivamente indimenticabile, è quel “Dovete impegnarvi forte”, apoditticamente e “gentilmente” indirizzato a una sola parte dei “suoi” dipendenti, quelli del sud of course.
Il Ministro però dovrebbe tenere conto di un punto fondamentale: se si corre una gara podistica, equità vuole che tutti i partecipanti si posizionino, tutti insieme, al di qua della linea di partenza e partano, simultaneamente, al segnale di via dello starter: ineccepibile e perfettamente rispondente al principio di eguaglianza formale espresso nell’art. 3 della Costituzione.
Ma, se fra i concorrenti, vi sia, come vuole la vita, chi ha una gamba sola e chi ne ha 3, se si mantiene questo regolamento, l’eguaglianza diventa mera petizione di principio, assolutamente sterile e della più becera retorica.

Come possono convivere due partiti il PD che ha voluto la 107 e il M5s che l’ha avversata, conquistando il 44% dei consensi proprio tra gli insegnanti?

Mi verrebbe da dire: “Ho visto e sentito cose che occhi e orecchie umani…”   Molto più laconicamente, diciamo invece che le “fazioni” delle forze politiche che hanno voluto la 107 sono venute meno e quelle che se ne sono distaccate non hanno potuto fare a meno –magari anche solo per interessi personalistici- di riconoscere l’approvazione di quella legge come una delle cause determinanti della nota disfatta. Appare dunque evidente e auspicabile che l’abrogazione della L. 107/15, oltre che atto dovuto, sia altresì il trampolino di lancio per il “nuovo” PD e, conseguentemente la base da cui partire per una riforma seria e coordinata, in discontinuità con i governi precedenti: ciò è l’unico antidoto per salvare la vita alla Scuola Pubblica e per rianimare –per noi, ovviamente, molto meno rilevante!- sia il PD che lo stesso M5S.

In questi giorni assistiamo sui social e sui giornali al TotoMinistri, al Miur i Partigiani della Scuola pubblica chi vorrebbero come ministro?

Molto spesso, in questo “genere di cose”, fare un nome significa “bruciarlo”.   Invero ieri è già stato pubblicato un post a firma PSP, di endorsement, a una Senatrice.   Le motivazioni tuttavia non hanno nulla a che fare, ovviamente, con la sua appartenenza a un certo partito, come da sempre i PSP hanno dimostrato: la scelta è, e rimane, essere sempre ed esclusivamente da una sola parte, quella della Scuola Pubblica.   Le motivazioni delle nostre preferenze sono quindi evidenti e chiaramente esplicitate: la legge 107/15 è tossica e letale per la Scuola Pubblica; e in questa esperienza di Governo, c’è stata una sola Senatrice che, pur tra enormi impedimenti, ha tentato di frantumarla.

Qual è stato in questi anni il rapporto dei Partigiani della scuola pubblica con i sindacati della scuola?

I Sindacati rivestono un ruolo di rilevanza costituzionale che è bene non dimenticare, come pure ha fatto certa parte della politica che ne ha addirittura auspicato l’abrogazione.
Per i PSP, i Sindacati, in specie quelli della Scuola Pubblica, sono dunque un interlocutore ineludibile e un alleato per la lotta a sua difesa.
Ovviamente, sia coi propri avversari che coi propri alleati, senza alcun metus reverentialis, si può e si deve discutere, confrontarsi, concordare, ovvero dissentire, se è il caso anche duramente, senza però mai perdere di vista il comune obiettivo da perseguire.