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Classe senza voti, un alunno: “Per i miei amici è la scuola dello scherzo, io mi sento fortunato”. Ma non tutti sono d’accordo

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Una sezione prima di un liceo linguistico di Firenze, così come altre realtà in Italia, sta sperimentando, dall’inizio dell’anno scolastico, una didattica senza voti. Il Corriere della Sera ha intervistato alcuni alunni protagonisti della sperimentazione, tra entusiasti e detrattori.

C’è chi preferisce i voti

“I miei amici mi prendono in giro, dicono che frequento la scuola dello scherzo, ma io mi sento fortunato perché nella mia classe si è instaurato un clima di collaborazione e studio meglio”, ha detto un alunno. “Io preferisco i voti, mi fanno capire subito come sono andato a un’interrogazione, sono sintetici e più chiari”, ha fatto eco un altro.

“Io invece studio meglio – afferma una studentessa – è più divertente, con i compagni c’è uno scambio continuo e quando non so una cosa imparo anche da loro”. “I miei amici delle altre scuole – ha fatto notare un compagno – mi dicono: che ti prepari a fare? Tanto i professori non ti mettono il voto. Io però studio lo stesso e mi sento più rilassato, più tranquillo quando vengo a scuola”.

I docenti: “Il voto era diventato l’unico obiettivo dei ragazzi”

“Stiamo facendo fatica – ha spiegato un docente – a scalfire l’idea, il voto è rassicurante pure per i ragazzi, in genere per quelli che ottengono voti buoni. Ma quello che mi ha spinto ad aderire a questo progetto, oltre alla voglia di cambiare e rinnovare qualcosa nel mio modo di lavorare è questo continuo: allora il voto? Allora la media? Non ne potevo più. È rassicurante e anche più facile, metti il voto, scrivi velocemente il commentino e si fa molto prima. Era diventato l’unico obiettivo per i ragazzi, allora ho detto: proviamo a spostare l’attenzione da quel voto a un percorso: alle cose che so, che non so, cosa devo recuperare, cosa devo migliorare, cosa ho già consolidato. E questo non è sempre numericamente esprimibile”:

“Il voto – ha aggiunto una docente – non deve riprodurre deve trasformare, non deve asservire deve liberare, però la scuola italiana è radicata su antiche strutture che rassicurano. Non c’è nessun obbligo per i docenti di utilizzare i voti, ma oramai è una prassi consolidata”.

Scuola senza voti, quanto è diffusa in Italia?

La scuola senza voti sta prendendo piede in Italia? Facciamo il punto. Ad oggi sono diverse le scuole che hanno cominciato con l’abolizione della suddivisione in quadrimestri e pubblicando i voti solo alla fine dell’anno. Attualmente, sono meno di 100 docenti provenienti da 30 scuole di diverse regioni, che stanno mettendo in pratica l’innovazione, che per molti è una vera e propria rivoluzione educativa. Tra gli istituti che hanno accolto le richieste degli studenti sull’abolizione dei voti, ci sono il Marco Polo di Firenze, il Volta di Piacenza, lo scientifico Bottoni a Milano lo scientifico Cannizzaro di Palermo, il Tosi di Busto Arsizio, il liceo Regina Maria Adelaide di Aosta, il classico Romagnosi di Parma, il Buonarroti di Monfalcone, il liceo scientifico Copernico-Luxemburg di Torino, il liceo Morgagni di Roma, per citarne alcune, ma il numero è in crescita.