Home Alunni Classi separate per italiani e stranieri: polemica sulla scuola di frontiera

Classi separate per italiani e stranieri: polemica sulla scuola di frontiera

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A Pioltello, nell’hinterland di Milano, scoppia la polemica sulla scuola media Iqbal Masih.

Il preside ha effettuato una scelta che ha destato scalpore, così come riporta Il Giorno. Due classi a tempo pieno con pochissimi studenti, una con la quasi totalità di cognomi stranieri e un solo italiano, l’altra a larghissima maggioranza di cognomi italiani.

Nel registro di classe della 1C ci sono 14 alunni, di cui 5 ragazzi nati all’estero, 8 studenti di seconda generazione e un solo bambino dal cognome italiano. Dall’altra parte del corridoio, invece, c’è la 1D con 16 iscritti, tra cui 11 italiani.

“La scuola ha fatto una scelta grave, è un gesto da stigmatizzare. Non solo prendo le distanze da quanto accaduto, ma lancerò un tavolo politico con tutti i presidi delle nostre scuole affinché in futuro non si ripetano situazioni simili”, dice l’assessora alla Scuola, Maria Gabriella Baldaro, insegnante, che ha allocato grandi risorse comunali sul fronte dell’integrazione nelle scuole.

L’istituto comprensivo Iqbal Masih è una scuola multietnica, la presenza di stranieri è del 78%, con picchi in alcuni plessi del 90%.

“La nostra scuola non ha classi ghetto, non ci stiamo ad essere tacciati in questo modo”, risponde il vicepreside Basiglio Prestileo. “I ragazzi non sono stati divisi per nazionalità, la maggioranza degli alunni ha cognomi stranieri ma è di nazionalità italiana. Per noi conta il livello di scolarizzazione, i nostri ragazzi sono tutti allo stesso livello, le classi sono assolutamente equilibrate”.

“È vero che alcune famiglie italiane hanno fatto pressioni sul preside, ma questo succede sempre e questo non ci ha mai condizionato – dice il vicepreside -. Un bambino nato in Italia che arriva all’asilo e continua fino alle medie, non è da meno rispetto a chi ha un cognome italiano”. In tutto l’istituto ci sono 1.254 studenti, di cui 515 nati all’estero, pari al 41% sul totale. Ma se si considera l’origine delle famiglie la percentuale sfiora l’80%.