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Colmare i divari territoriali con 5 docenti in più per scuola? Misura apprezzabile ma non diciamo che con questo diamo a tutti le stesse opportunità di formazione

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Come abbiamo già avuto modo di segnalare, nella giornata del 12 gennaio il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha firmato il decreto attuativo che assegna più di 8 milioni di euro a 14 reti di scuole statali delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia per l’assunzione di nuovo personale docente fino alla fine dell’anno scolastico.

Si tratta di un intervento che dovrebbe consentire di assumere in ogni scuola 5 docenti per combattere la dispersione e l’abbandono.
E fin qui va tutto bene, anzi pensiamo che sia una misura meritevole di apprezzamento. Diciamo che le intenzioni e le premesse sono complessivamente condivisibili.

Ci sia però permesso manifestare qualche dubbio sulle conclusioni a cui arriva il Ministro che afferma: “Riuniamo l’Italia a partire dalla scuola. Per la prima volta abbiamo la possibilità di colmare il divario esistente tra le diverse aree del Paese dando a tutti gli studenti le stesse opportunità formative, e dunque lavorative, a prescindere dal luogo in cui vivono”.
Cinque docenti in più per ogni scuola posso essere certamente utili ma dire che con questa misura si potranno dare le stesse opportunità formative e lavorative ai ragazzi, ci sembra francamente una esagerazione.
Esistono evidenze scientifiche che dimostrano che con un po’ di attività di recupero e sostegno si possa migliorare in modo decisivo le opportunità formative degli alunni?

Per la verità le indagini Istat, del Censis, dello stesso Invalsi e di altri soggetti dicono altro.
Per esempio ci dicono che i risultati degli apprendimenti sono strettamente legati al contesto familiare e sociale.
Chi proviene da una famiglia dove c’è disponibilità di libri e altri strumenti parte decisamente avvantaggiato e non c’è neppure bisogno di andare agli studi di Bernstein mezzo secolo fa per sapere che l’80% del nostro patrimonio linguistico si forma nei primissimi anni di vita: questa è una cosa che sanno benissimo i docenti della scuola dell’infanzia.
Chi abita in un territorio povero di risorse culturali (biblioteche e teatri) o luoghi di aggregazione (palestre, centri per giovani, o anche parrocchie) ha meno opportunità formative di chi abita in un quartiere dove ci sono palestra, biblioteca e piscina.

Che poi con 5 insegnanti in più per classe si possano offrire a tutti le stesse opportunità formative e lavorative (perché sono esattamente queste le parole del Ministro) ci sembra non solo esagerato, ma addirittura sbagliato.
E’ difficile pensare che un territorio dove l’imprenditoria scarseggia possa “competere” con un territorio ricco di attività produttive, commerciali, turistiche e culturali.

Il fatto è che creare maggiori opportunità lavorative è difficile, difficilissimo anche perché in un contesto “globalizzato” dobbiamo ogni giorno fare i conti anche con gli altri “competitor” internazionali.

Far passare il messaggio che con una manciata di insegnanti in più si riducono o addirittura si azzerano i divari territoriali non è buona cosa, almeno a parere nostro.
Ma, forse, può servire a chi governa il Paese per evitare di intervenire su questioni cruciali e complesse.
Come al solito, si danno soluzioni semplici a fronte di problemi complessi perché in questo modo si rischia di meno.