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Comuni e province più e meno istruiti d’Italia: all’ultimo posto il Sud. La ricerca di Istat e Sole 24 Ore

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La speciale classifica del Sole 24 Ore, basata su dati ISTAT, racconta un’Italia variegata e conferma il divario significativo di istruzione tra Nord e Sud del Paese per quanto riguarda i livelli di istruzione.

La ricerca, pubblicata il 31 luglio 2023, valuta l’istruzione nelle province italiane e nei comuni con almeno mille abitanti, considerando la percentuale di persone oltre i 9 anni (l’età minima di riferimento per l’alfabetizzazione secondo il censimento permanente del 2021) senza titolo di studio o con licenza elementare o media.

Primo macro dato che fa riflettere è che le dieci province con la più elevata incidenza di residenti con basso livello di istruzione, cioè uguale o inferiore alla licenza media, sono tutte situate nel Sud Italia.

Le province e i comuni più istruiti

Le prime 10 province più istruite sono Roma, Milano e Trento, seguite da Bolzano, Bologna, Trieste, Genova, Pescara, L’Aquila e Gorizia.

Tra i comuni più istruiti d’Italia ci sono: Segrate (Milano), Zoagli (Genova), Assago (Milano), Luvinate (Varese), San Donato Milanese (Milano), S.G. di Catania (Catania), Grottaferrata (Roma), Pieve Ligure (Genova), S. A. li Battiati (Catania), Bogliasco (Genova), Cusago (Milano), Torre d’Isola (Pavia), Camogli (Genova), Pino Torinese (Torino) e Basiglio (Milano).

I comuni meno istruiti in Italia sono: Nardodipace (Vibo Valentia), Burcei (Sud Sardegna), Cardeto (Reggio Calabria), Silius (Sud Sardegna), Goro (Ferrara), Galtelfi (Nuoro), Marianopoli (Caltanissetta), S. Donigala (Sud Sardegna), Valstrona (Verbano C.O.), Escalaplano (Sud Sardegna), Triei (Nuoro), Platì (Reggio Calabria), Nurri (Sud Sardegna), Dinami (Vibo Valentia), Gergei (Sud Sardegna).

La geografia della povertà educativa

La povertà educativa è una forma di povertà in crescita, che va tenuta in forte considerazione poiché alto è l’impatto sulle capacità dei minori di immaginare il proprio futuro. La geografia dei titoli di studio, secondo la recente ricerca di Sole 24Ore, offre una dimensione del fenomeno della povertà educativa, pur prendendo in esame il solo risultato finale, ovvero il titolo di studio conseguito e sono inclusi gli analfabeti, gli alfabeti privi di titolo di studio, i titolari di licenza elementare o media. I dati riflettono l’abbandono scolastico, anche se non riescono a misurare altri fattori come la dotazione scolastica, il contesto ambientale, la capacità reddituale delle famiglie, la disoccupazione e l’accesso a internet.

Così, nelle province sarde sono fino a sei su dieci i residenti con basso titolo di studio in territori come Sud Sardegna, Nuoro e Oristano, nelle province più istruite invece questa incidenza scende sotto i quattro su dieci. Le uniche province non del Mezzogiorno tra le prime venti dove è più diffuso un basso livello di istruzione sono Prato, Pistoia e Biella.

Dai dati su base comunale, esclusi i Comuni sotto i mille abitanti, emergono alcune località particolarmente colpite dal fenomeno della povertà educativa: tra queste, oltre ad alcuni centri urbani dell’entroterra calabrese e siciliano, anche Goro (Ferrara) e Valstrona (Verbano-Cusio-Ossola), dove il 73% della popolazione con più di 9 anni ha un titolo di studio uguale o inferiore alla licenza media.