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Concorso dirigenti scolastici: perchè disprezzare chi non ha superato le prove?

Il Concorso Dirigenti Scolastici 2017, per il Prof. Arcangeli, è stata un’esperienza sconvolgente; un titolo, quello del suo articolo del 28.08.2019, pubblicato da Repubblica, che esprime spregio avverso una nobile categoria di professionisti, prima che concorrenti: “Dai congiuntivi alle percentuali, quando l’asino è l’aspirante preside”.

Lo scritto devia dalle verità processuali e sostanziali dei fatti. Lungi dal voler polemizzare, l’etica della giustizia ci impone di puntualizzare come dall’articolo palesemente traspaia quel populismo diffuso che cerca il facile consenso, che parla alla pancia del Paese, distogliendo l’attenzione dell’opinione pubblica dall’analisi puntuale e veritiera della realtà, con affermazioni atte a porgere il fianco alla banalizzazione della complessità.
Che egli scriva a salvaguardia del Suo operato è comprensibile, ma l’utilizzo di verità parziali per generalizzare sui candidati, svilisce l’intento. I fatti riportati dal Prof. non possono che essere ricondotti a pochi concorrenti e non raccontano la realtà di un concorso, che ha fatto registrare una moltitudine di irregolarità amministrative e che è stato caratterizzato dall’agire non collegiale e non uniforme di 38 sottocommissioni.

Nei 2000 ricorsi depositati al Tar Lazio e negli esposti presentati alla Procura della Repubblica di Roma, si leggono fatti sconcertanti, che in qualche caso potrebbero ricondursi a facoltà soprannaturali dei commissari: si parta da alcuni membri del Comitato Tecnico Scientifico e delle commissioni esaminatrici che hanno offerto i loro servigi in corsi di formazione destinati agli aspiranti dirigenti scolastici, in palese violazione del regolamento del concorso, per arrivare a super commissari che, mentre erano impegnati a correggere le tanto vituperate prove degli aspiranti DS, partecipavano a eventi pubblici, rilasciavano interviste, firmavano decine di determine dirigenziali, presiedevano consigli d’Istituto o giunte comunali, senza cenno nei verbali ad allontanamenti o interruzioni. Roba da fare invidia ai leggendari personaggi della Pixar!

La superficialità e la leggerezza con la quale le commissioni hanno operato sono state più volte ribadite e, addirittura, sottolineate dalle dichiarazioni dell’ex Ministro Bussetti che, in un’intervista a L’Espresso, ha affermato candidamente: “Non toccava a me vigilare”, scaricando il fardello delle responsabilità lontano dalla sua persona. Avrebbe giovato una commissione d’inchiesta per vagliare attentamente anomalie e storture difficilmente compatibili con una procedura concorsuale legittima e trasparente? Sarebbe stato opportuno rallentare la folle corsa di questo opaco procedimento, annullato da una sentenza del Tar Lazio?

Spostare in avanti i problemi, sembra, infatti, essere lo sport preferito dal Miur, che, con una nota del 22 Maggio 2019, a firma del Capo Dipartimento, dott.ssa Palumbo, informa gli interessati che, a seguito delle plurime richieste di accesso agli atti pervenute dai candidati, provvederà ad evadere le stesse, solo al termine della procedura concorsuale, con l’approvazione della graduatoria generale di merito. La graduatoria è arrivata, ma di fatto non si è dato alcun riscontro positivo alla legittima richiesta di accesso alle prove degli idonei, formalizzata all’indomani del 27 marzo c.a., giorno di pubblicazione dell’elenco degli ammessi all’orale.
Eppure qualche fortunato e coraggioso promosso ha pensato bene di pubblicare senza pudore sui social i propri quesiti svolti, valutati con il massimo punteggio (16), semplicemente eludendo, in poche righe, i contenuti richiesti nella traccia o, peggio, limitandosi a riproporre maldestramente la traccia stessa. Rivolgendoci, adesso, in prima persona al nostro interlocutore: riteniamo sia doveroso informarLa che, ad oggi, non ci è stato riconosciuto il privilegio di conoscere i voti delle prove scritte dei candidati, poiché soltanto il punteggio complessivo è stato riportato nella graduatoria e non voto delle diverse prove.

Se questa è trasparenza, brancoliamo nel buio! Sempre alla mancanza di trasparenza è da ricondurre il calcolo delle percentuali, tanto caro a Lei, Prof Arcangeli. Si tratta, infatti, di una delle svariate competenze che i candidati hanno dovuto esercitare, per contrastare l’opacità prediletta dall’Amministrazione.
L’analisi dei dati raccolti indica una percentuale di ammessi per sottocommissione estremamente variabile: si va dal 10% di ammessi in alcune sottocommissioni, al 10% di bocciati in altre, con una deviazione standard talmente elevata da essere imputabile ad elementi esterni e di non facile individuazione che avrebbero minato una conduzione uniforme del lavoro delle sottocommissioni, con conseguente difformità di trattamento riservata ai concorrenti. Altra anomalia statistica è rappresentata dal fatto che nei primi giorni di correzione gli ammessi sono stati in percentuale superiore rispetto agli ultimi, come dire che i primi erano tutti preparatissimi e gli ultimi tutti asini, come quelli da Lei valutati!
Ma non è finita. È curioso – no? – che proprio Lei prof Arcangeli, che rileva le scarse conoscenze informatiche dei candidati esaminati, venga amaramente contraddetto e sconfessato dalle capacità tecnico-informatiche dei bocciati, oltre che dalle perizie richieste ad esperti del settore. Esse hanno fin da subito consentito di rilevare come i documenti prodotti dalla sottocommissione 30, come da quasi tutte le sottocommissioni, non trovino rispondenza nei requisiti minimi del Codice dell’amministrazione digitale.

Le scansioni delle griglie di valutazione risultano effettuate prima della data ufficiale di correzione; in altri file è stata rimossa l’intera storia del file consegnato ai concorrenti, attraverso l’intervento di un software per la modifica delle proprietà del documento; alcuni documenti risultano da perizia direttamente acquisiti con smartphone; la garanzia dell’anonimato non trova conferma nell’analisi dei file relativi alle schede di valutazione e ai verbali di correzione, creati ab origine con l’indicazione del Codice fiscale dei candidati che sarebbe dovuto rimanere secretato.

Ed ancora. Proprio nella sottocommissione 30, ormai nota a tutti per la proverbiale severità che non sempre fa rima con serietà, ben 5 candidati sono stati riammessi dopo essere stati precedentemente respinti con una motivazione bizzarra, secondo cui la posizione dei 5 ripescati andava riconsiderata “alla luce della rivalutazione della prova di lingua” (testualmente). Questo è uno strano criterio non previsto dal regolamento del concorso che, come Lei comprende bene, se fosse stato esteso e condiviso, avrebbe consentito ad un numero molto più elevato di candidati di superare la prova scritta. Inoltre, come saprà, proprio perché trattasi della Sua sottocommissione, i 5 fortunati non avrebbero mai ricevuto dal Miur comunicazione del fortunoso ripescaggio, se non lo avessero direttamente scoperto grazie alla rocambolesca caccia all’ultimo verbale della commissione 30, effettuata da noi bocciati. Il piccolo dettaglio è che non si tratta di una puntata dei Fratelli di Crozza, ma della storia di un Concorso. Non ci sentiamo offesi dal Suo scritto, perché siamo consapevoli che le bocciature innumerevoli di alcune sottocommissioni non siano dipese dalla mancata conoscenza dei congiuntivi o delle serrate! Il Suo dire viaggia in quella direzione demolitrice della figura del docente, che non giova alla società. Non raglieremo Prof. Arcangeli, sono in troppi a farlo nel nostro Paese, né beleremo, perché anche le pecore abbondano! Invece, continueremo a lottare perché il Paese ha bisogno, anzitutto, di Verità e, se entro i nostri confini la Verità verrà calpestata, Noi li varcheremo e non per divenire a tutti i costi Dirigenti della Scuola, ma per continuare a testa alta ad insegnare ai nostri alunni i sacri valori della Legalità e della fiducia nelle Istituzioni.

Comitato Direzione Scuola

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