Il bando per il concorso straordinario riservato ai docenti di infanzia e primaria diplomati magistrale entro l’a.s. 2001/02 o laureati in Scienze della formazione primaria con due anni di servizio, parte con il piede sbagliato
Viene riconosciuto e reso valido soltanto il servizio prestato nelle scuole statali e non quello delle scuole paritarie e cattoliche che sono quelle che maggiormente offrono questo servizio educativo alle famiglie, svolgendo una preziosa attività di supplenza e di integrazione dei servizi non sempre presenti nelle strutture statali.
E’ strano constatare come viene riconosciuto valido per l’accesso al concorso straordinario il titolo di abilitazione per infanzia e primaria, conseguito all’estero, e pagato con cifre a sei zeri e non il servizio effettivo svolto con competenza e professionalità da tanti docenti delle scuole cattoliche, che oggi, purtroppo, sono costrette a chiudere per mancanza di iscritti e per la difficoltà a mantenere le spese per garantire il regolare servizio scolastico che è pubblico, anche se svolto in strutture non statali.
Mario Pittoni, presidente della Commissione Cultura del Senato e responsabile Istruzione della Lega, spiega i motivi di questa scelta “limitare il prevedibile assalto alla diligenza che penalizzerebbe in primo luogo proprio coloro ai quali il concorso è rivolto) della loro professionalità“.
Tra le righe si legge che qualcuno si preoccupa che i docenti delle scuole cattoliche, essendo più preparati, conseguendo una valutazione più elevata siano i potenziali vincitori del concorso e qualcuno non vuole che la scuola statale accolga docenti eccellenti, preziose risorse ricche di elevata competenza didattica e metodologica.
Secondo quanto si legge, si attende adesso la firma del Presidente Mattarella e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per esplicare i suoi effetti.
Si auspica che il Presidente Mattarella noti questa discriminazione, in netto contrasto con la Legge 10 marzo 2000, n. 62, che riconosce alle scuole paritarie e alle scuole cattoliche la medesima funzione educativa delle scuole statali, rendendole parte integrata del “sistema nazionale d’istruzione “ giacché svolgono anch’esse un “servizio pubblico”.
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