I lettori ci scrivono

Concorso straordinario: “Io, speriamo che me la cavo”

Tra poco più di 48 ore sarò in viaggio per affrontare i miei quasi 500 km per poter sostenere il meraviglioso concorsone straordinario. In piena pandemia, con 31000 contagi al giorno, 200 vittime e l’ esercito che allestisce campi in supporto degli ospedali.

Siamo ostaggio di una dimostrazione di forza fine a sé stessa, di una presa di posizione che costringerà migliaia di precari a viaggi lunghi ed inopportuni per un concorso che non ha, vista la situazione attuale, carattere di urgenza visto che porterà i suoi effetti solo tra 10 mesi.

E a chi ripete come un mantra “La scuola è sicura, il concorso è sicuro!”: certo, giustissimo, peccato che a non essere sicuri sono i trasporti, il prima e il dopo. È un film già visto, come i famigerati banchi a rotelle: si è pensato al dettaglio, al centimetro in più o in meno ma poi sono stati fatti grossolani errori di pianificazione di lungo periodo, di visione d’insieme.

Il caos che oggi regna (presenze a singhiozzo nelle classi, chiusure continue, dad implementata in maniera inadeguata) è il frutto di una visione settoriale e non affatto organica, frammentata, di chi si fissa l’ombelico senza mai alzare lo sguardo e non collabora con chi gli sta intorno. Sono stati persi mesi preziosi, ci si incaponisce su pratiche pericolose tutto per dimostrare cosa?

Perché per esempio il concorso non è stato spostato nelle regioni di appartenenza? Eppure la rassicurazione in fase di iscrizione era scritta bella grossa, quasi a dire: “tranquilli, siete in buone mani”. E invece no, tutti in viaggio, in una giostra di spostamenti che non farà bene a nessuno.

Intanto vado a preparare le mie cose che lunedì si parte. E porto mio figlio di 2 anni, che proprio non so a chi lasciarlo visto che il cts dice che i nonni vanno tutelati…

Federica

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