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Contratto: aumenti insufficienti, non ci sono le  condizioni per un contratto di risarcimento

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Gli aumenti contrattuali si preannunciano ancora una volta miserrimi, in pratica 80 euro lordi nel triennio 2019/21, 35, 40 euro netti.
Crediamo che non ci siano neanche le condizioni minime per sedersi al tavolo della contrattazione.
Ma siamo sicuri che il Governo e i Sindacati  ripeteranno  lo stesso copione  del contratto del 2018 che prevedeva più o meno lo stesso aumento contrattuale, si siederanno e firmeranno.

Come più volte abbiamo detto, ci vorrebbero ben altre risorse per avere un contratto,  che noi abbiamo definito  di  risarcimento e che vada ben oltre gli aumenti previsti per il restante pubblico impiego, ma  per questo ci vorrebbe un  urgente provvedimento legislativo ad hoc,  per eliminare una buona volta  l’ostacolo principale e al momento insormontabile che stabilisce che gli aumenti contrattuali  nel pubblico e quindi anche nella scuola non possono superare l’inflazione programmata.

Sono due ostacoli che, senza una volontà politica, non possono essere superati come i più  avvertiti hanno sottolineato più volte nei loro interventi.
Per superare il secondo ostacolo, che non permetterà  mai di equiparare i nostri stipendi a quelli degli  insegnanti di altri Paesi, c’è bisogno che il contratto della scuola esca finalmente  dalle strettoie  retributive del pubblico impiego, considerando il nostro  un contratto specifico, legato appunto alla specificità del nostro lavoro che é un lavoro atipico rispetto a tutti quelli degli altri dipendenti statali.
É  noto che tra i lavoratori laureati nel pubblico gli insegnanti siano di gran lungo  i peggio pagati.
Questa dovrebbe essere la prima richiesta dei sindacati della scuola, una richiesta putroppo mai fatta.  Senza questa precondizione, i contratti  nella scuola saranno sempre insufficienti a colmare il  nostro gap  retributivo con i colleghi degli altri paesi europei.
E veniamo alle risorse.  Sono poche, lo abbiamo detto più  volte,  secondo i Sindacati  ci vorrebbero altri 900 milioni di euro per un contratto a tre cifre  cioe di 100 euro lordi nel triennio 2019/21, ma questo é  in contrasto con l’ostacolo prima indicato, quindi non se ne farà  nulla e i sindacati dopo la firma potranno dire:  colleghi, ci abbiamo provato. Ecco perché  c’è  bisogno di due azioni congiunte  e per questo ci vuole  un impegno politico sindacale che fino ad oggi non si é mai  visto, malgrado tutti,  in primis ministri pro tempore e i segretari dei  partiti (citiamo la recente dichiarazione di  Zingaretti) hanno parlato  della necessità di aumentare gli stipendi dei docenti, ma non hanno mai indicato come e con quali risorse.

Per S.B.C ( Scuola Bene Comune) preliminare è uscire dal pubblico impiego, riconoscendo la particolarità  del nostro lavoro  ed avere un contratto specifico, ma questo certo non é  gradito alle Confederazioni  CGIL CISL UIL  che fanno da freno ai loro sindacati di categoria e che da sempre si sono opposti a questa richiesta,  successivamente c’è  bisogno di reperire risorse, la legge di bilancio 2020 é  largamente insufficiente , bisogna che il contratto della  scuola una volta riconosciuto come un  contratto specifico reperisca risorse anche nella prossima finanziaria 2021, non solo  le risorse di tutti i bonus previsti dalla legge 107 del 2015,  che sancirebbe anche il suo smantellamento, ma anche dell’alternanza scuola lavoro e dell’Invalsi, della riduzione del Fis, cioè  del salario accessorio, delle risorse che si disperdono in inutili progetti ma soprattutto reperendo nuove risorse.

Noi chiediamo un contratto in due tempi quindi,  su due finanziarie e sopratutto con una legge urgente che faccia uscire il nostro contratto da quello del pubblico impiego.

Con le risorse oggi disponibili si può retribuire l’aumento per il solo anno 2019, ma non bastano, un contratto di risarcimento, per S.B.C.,  dovrebbe prevedere un aumento di 200 euro netti nel triennio e non i 35 o i 40 euro netti che oggi si prospettano.
Ricordiamo che il contratto di risarcimento ci é  dovuto, non solo per la perdita dello scatto del 2013, ma anche per il fatto che la politica dei bassi salari a fronte anche di una maggiore  richiesta di prestazioni in questi anni ha impoverito notevolmente gli insegnanti soprattutto per la crisi economica,  con una notevole perdita  del potere d’acquisto delle loro retribuzioni, considerando  altresì che spesso sono sempre più dei  monoreddito e che oggi  sono anche costretti a spostarsi rispetto ai luoghi di provenienza per poter lavorare.

Scuola Bene Comune