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Costituzione della Repubblica: compie 76 anni la nostra legge più importante, fu Aldo Moro a volere che la si studiasse anche a scuola

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Il 27 dicembre è una data importante per la storia del nostro Paese: nello stesso giorno, esattamente 76 anni fa, il capo provvisorio della Repubblica Enrico De Nicola promulgava la Costituzione che, nello stesso giorno veniva pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, per entrare però in vigore il 1° gennaio del 1948.
Come è noto la redazione della Carta costituzionale era stata affidata dalla Assemblea Costituente, nata con il voto popolare del giugno 1946, ad una Commissione di 75 membri che nel febbraio del 1947 consegnò il proprio lavoro alla Assemblea stessa.
Per 10 mesi il progetto venne letto, studiato, discusso e limato in ogni minimo dettaglio con l’intenzione che il testo risultasse semplice e comprensibile a tutti (non dimentichiamo che in quegli anni il tasso di analfabetismo era ancora piuttosto elevato).
Ad ogni Comune italiano venne inviata una copia della Carta affinché fosse esposta all’albo pretorio.

Per la verità non ci si pose subito il problema che il testo fosse letto e studiato anche nelle scuole.
Nei programmi della scuola elementare del 1955, per esempio, la parola Costituzione non veniva neppure citata (in effetti all’epoca si parlava di “educazione morale e civile”); nei programmi della scuola media del 1963 si introduce invece nella classe terza lo studio dei principi costituzionali e della organizzazione dello Stato.

Ma non bisogna dimenticare che nel 1958, per precisa volontà di Aldo Moro, all’epoca Ministro dell’Istruzione, era stato introdotto nelle scuole secondarie di primo e secondo grado l’insegnamento dell’educazione civica e, con esso, lo studio della Costituzione.

Per molto tempo, però, nelle scuole secondarie tale insegnamento è sopravvissuto soprattutto grazie alla buona volontà dei docenti più attenti e sensibili.

Nel 1985 nei Programmi per la scuola elementare venne introdotta l’educazione alla convivenza democratica che nel 2003, con la ministra Letizia Moratti, diventò “educazione alla convivenza civile”; bisogna aspettare il 2008 e la ministra Gelmini per avere la “materia” di Cittadinanza e Costituzione.
Dal 2019, con la legge 92, si parla infine di “educazione civica” che dà ampio spazio anche alla conoscenza e allo studio della Costituzione dalla scuola dell’infanzia fino alla secondaria di secondo grado.
Il percorso viene “nobilitato” con l’obbligo per gli studenti di fare riferimento alle competenze di educazione civica anche in sede di esame di Stato.

Grazie anche a tutto questo le conoscenze dei giovani italiani sembra persino migliori rispetto a quelle di studenti di altri Paesi.
Nei mesi scorsi, l’Invalsi aveva divulgato i dati dell’indagine internazionale Iea Iccs 2022, giunta alla terza edizione dopo quelle del 2009 e del 2016.
La ricerca è lo studio internazionale più ampio mai condotto sull’educazione civica e alla cittadinanza e riguarda gli studenti dell’ottavo anno (per l’Italia, il terzo anno della secondaria di primo grado).
Complessivamente, la ricerca ha coinvolto 82mila studenti, 40mila insegnanti e 3.400 dirigenti scolastici. Per l’Italia hanno partecipato 4.300 studenti, 2.100 insegnanti e 226 dirigenti scolastici.
I risultati sono confortanti perché collocano i nostri studenti in posizione migliore rispetto a molti altri Paesi.

Per la maggior parte degli studenti intervistati la democrazia è ancora la migliore forma di governo: a livello internazionale, la pensa così il 74% dei 14enni, mentre in Italia si arriva all’83%. E questo, nonostante che, rispetto alle rilevazioni precedenti la fiducia nel Parlamento sia scesa di 13 punti percentuali.
Insomma, come dire che i nostri studenti nutrono attenzione e “affetto” per la Costituzione, ma non per la politica praticata.