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Covid-19, scuole chiuse e allarme da prima ondata. La strategia cinese per il contenimento. E in Italia?

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Le autorità della Repubblica Popolare Cinese si preparano ad affrontare un’altra – quasi ennesima – ondata di contagi con il fine di limitare i danni. La strategia di eradicazione, difficilmente compatibile con lo status oramai endemico dell’agente virale in oggetto, costituisce un caposaldo della lotta al COVID-19 intrapresa dal PCC che legifera anche presso exclavi territoriali, come Hong Kong. Anche in quest’area, come risulta da alcune testate internazionali, le scuole non apriranno proprio per ottemperare alla strategia di contenimento appena menzionata. Ulteriori limitazioni sono state applicate ai trasporti pubblici locali, accesso all’exclave, utilizzo di servizi per famiglie e alla persona, tra cui scuola, università e formazione. Alcuni distretti scolastici, a quanto risulta, agiranno in proprio osservando il 10 % del tasso di positivi per adoperarsi in chiusure, rendono note la autorità locali.

Chiusure, focolai e tassi: torna in voga il linguaggio da prima ondata nelle scuole di Hong Kong 

Alcuni distretti dell’exclave di Hong Kong non prenderanno in considerazione la chiusura di massa delle scuole anche se il numero di contagi da Covid-19 aumenta in tutta la città, hanno affermato i funzionari, sebbene stiano monitorando i focolai in classi specifiche in modo che possano agire se necessario con le dovute precauzioni. Il governo locale ha fissato una soglia di circa il 10% degli studenti contagiati in una singola classe per decidere quando implementare chiusure mirate, una norma pratica stabilita in base al quale decine di migliaia di ragazzi e ragazze torneranno in classe con l’inizio del nuovo anno scolastico e accademico. Se più classi sono interessate in una singola scuola, potrebbe chiudere nel suo complesso, hanno dichiarato i funzionari. “In termini di chiusura delle scuole in tutta Hong Kong, il governo al momento non prenderà in considerazione una misura del genere in questa fase”, ha affermato Albert Au, funzionario del Dipartimento della Salute, in una conferenza stampa lunedì, distaccandosi dalla strategia cinese dell’eradicazione. “Come tutti sappiamo, andare a scuola è una componente molto importante per lo sviluppo dei ragazzi”.

E in Italia? Via DAD, mascherina, isolamento e distanziamento 

Le polemiche nel Belpaese alimentano la grancassa delle propagande striscianti a livello elettorale. Limitatissimi gli interventi, seppur promessi dal Ministero dell’Istruzione, legati all’installazione di aeratori nelle classi al fine di ovviare tassi di contagio troppo elevati, compatibilmente coll’abbandono assoluto dell’obbligatorietà di mascherina e distanziamento interpersonale. Preoccupa un’eventuale e quinta ondata, nonostante si continuino a rassicurare studenti e famiglie dell’assenza assoluta dell’ipotesi relativa alla chiusura generalizzata dei plessi. Non si escludono però interventi a livello locale, viene precisato dalle ASL e Enti per la salute. Non risulta inoltre prevista la DAD per gli studenti positivi e l’utilizzo della mascherina resta caldamente suggerito per studenti con sintomatologie respiratorie e fragili. L’obiettivo resta garantire il ritorno alla scuola in presenza, limitando il più possibile DAD e isolamento.