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Covid, i contagi a scuola tornano a crescere. Virologi preoccupati: perché gli obblighi rimasti solo nella Sanità? Il nuovo Governo ci ripensi

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Sono bastate tre settimane di scuola per far tornare ai livelli di attenzione il numero di alunni positivi al Covid-19 e delle “reinfezioni” negli istituti scolastici: negli ultimi sette giorni, l’Istituto superiore di sanità ha evidenziato come i nuovi casi abbiano fatto registrare un’impennata preoccupante, con un incremento di circa il 40-50%. I contagiati giovani in età scolare, dice l’Iss, sono in rapida salita e con più casi rispetto al resto della popolazione. L’indice di trasmissibilità Rt e l’incidenza dei casi si sono attestati rispettivamente sul valore di 1, che indica la soglia di allerta epidemica, e a 325 casi per 100mila abitanti. Il 25% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nei bambini under-5, il 39% nella fascia 5-11 anni, il 36% nella fascia 12-19 anni. I contagi si attestano attorno ai 34 mila al giorno, le vittime sfiorano quota 40, con un tasso di positività del 19% scarso.

Gli epidemiologi lo avevano detto…

Tutto ciò, tale andamento, non sorprende, perché è stato messo in conto e più volte annunciato dagli epidemiologi durante l’estate. Quello che fa pensare è la coincidenza con l’ulteriore allentamento delle restrizioni anti-pandemia decise dal Governo.

Al distanziamento solo raccomandato, alle entrate degli studenti non più scaglionate e alle mascherine non più obbligatorie (tranne per chi presenta sintomi o i “fragili”), dal 1° ottobre è caduto anche l’obbligo di coprire il volto sui mezzi pubblici: le mascherine rimangono obbligatorie solo nelle strutture sanitarie e Rsa.

Il virologo Cislaghi è pessimista

Secondo l’epidemiologo Cesare Cislaghi, presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia, a preoccupare è soprattutto “il ritmo di crescita dei casi di Covid in Italia: i contagi infatti da una settimana all’altra stanno crescendo più del 50%; se continuasse cosi, a fine ottobre la media della settimana supererebbe i 200.000 contagi al giorno”. Al di là dei problemi di salute, rileva, “si consideri che con duecentomila contagi al giorno ci saranno costantemente più di un milione di lavoratori assenti per malattia e anche solo questo è un costo sociale molto elevato”.

Inoltre, sottolinea, “oggi l’epidemia, grazie ai vaccini, crea problemi minori alla maggioranza di chi si contagia ma gli esiti seri sono tutt’altro che spariti. Tra le persone positive, circa il dieci per mille ricorre alle cure ospedaliere contro un due per mille della popolazione generale, e mentre tra la popolazione generale muore ogni giorno una persona su trentaduemila, tra la popolazione positiva al Covid i decessi sono uno su ottomila, cioè quattro volte tanto”.

L’appello al nuovo Esecutivo

L’epidemiologo si chiede se “in una situazione come questa, con simili previsioni credibili seppur non certe, sia veramente saggia e corretta la scelta del Governo uscente di non far nulla e di non rinnovare neppure l’obbligo delle mascherine se non negli ambienti sanitari. Speriamo che il Governo entrante (di Centro-Destra ndr) ci ripensi, ma le dichiarazioni di alcuni nuovi eletti ci fanno temere il contrario”.

In tal caso, considerando che il 97% delle scuole ha iniziato l’anno scolastico senza gli acclamati (dai virologi) aeratore meccanici, per quasi tutti i nostri alunni si prospetta un altro inverno con le finestre delle aule quasi sempre aperte. Ancora di più se, come temono sempre gli epidemiologi, i contagi da Covid-19 dovessero tornare a crescere speditamente.

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