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Crepet: “Sì a educazione affettiva a scuola, ma chi la fa? Ragazzi violenti? Figli di cattivi maestri. Figli mostri, figli nostri”

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Lo psichiatra Paolo Crepet, ospite della trasmissione In Onda, su La7, ieri, 29 agosto, ha replicato alle affermazioni del giornalista Andrea Giambruno, compagno della premier Giorgia Meloni, circa lo stupro di Palermo. “Forse dovremmo essere più protettivi nel dialogo e nel lessico. Se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti – non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento e nessun tipo di inciampo – ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi”, queste le affermazioni incriminate.

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“Risarcire la vittima dello stupro di Palermo”

Crepet è stato durissimo: “Più se indifesa, più sei debole, più si accaniscono come le iene. Questa ragazza va risarcita, se esiste lo Stato. Mi offende l’idea che si ritorni a parlare, quasi in maniera complice, di lupi. Mi rende perplesso che una parte della comunicazione sia arrivata a questo. La vera vittima è lei”, queste le sue parole.

“Bene l’educazione affettiva a scuola: ma chi lo fa? Chi va dai ragazzi avendo cognizione di causa? Tutti siamo molto indietro, credo sia imbarazzante per un liceo scegliere con certezza il docente di questa materia. Abbiamo avuto trent’anni per farlo”, ha concluso, dubbioso. Secondo la docente e scrittrice Viola Ardone, presente in studio, più che imparare dagli adulti i ragazzi dovrebbero dialogare tra loro su questi temi e confrontarsi, mettersi nel punto di vista degli altri.

“I ragazzi non hanno sviluppato anticorpi contro fallimenti e rifiuti”

L’esperto si è esposto anche in un’intervista a L’Arena: “L’adolescente che oggi pretende cento euro per fare serata non spunta dal nulla. Ieri era un bambino trattato sempre da ‘piccolo re’. Al quale ‘non è mai stato fatto mancare niente’, come dicono molti miei pazienti, credendo di aver agito bene.

Secondo Crepet i genitori devono dire di no ai figli: “Tra il padre con la cinghia di un tempo e l’amicone immaturo di oggi, che non sa imporre un divieto, c’è una via di mezzo. Accontentare i figli in tutto, dargliele sempre vinte, significa illuderli che il mondo là fuori funzioni così. Ma questi ragazzi, che non hanno sviluppato anticorpi per sostenere una difficoltà, un rifiuto, una frustrazione, un fallimento, si scontrano presto con la realtà”. 

Ecco la proposta di Crepet: “Inventiamoci qualcosa. Insieme ai nostri figli, andiamo alla ricerca di una felicità sconosciuta pure a noi, venuti su in una società che ci ha circondati di centri commerciali e ci ha raccontato che la massima soddisfazione è tornare a casa dallo shopping con la macchina piena di roba inutile. Cosa gli abbiamo insegnato? Facciamogli vedere che almeno noi proviamo a cercare un’alternativa. E se una scuola vuole vietare i telefonini a lezione, per favore, non arrabbiamoci”.

Crepet sui ragazzi che hanno ucciso brutalmente una capretta

Lo psichiatra ha anche riflettuto, su La Stampa, sul caso di Anagni, dove alcuni ragazzini hanno ucciso senza motivo (se ce ne fosse qualcuno) una capretta ad un agriturismo, ridendo e filmando il tutto per postare il video sui social. “Chi ha cresciuto quei/questi giovani? Periferie squallide e malavitose? Piacerebbe a molti che così fosse? Se si arriva a giustificare i ‘lupi’, si fa finta di non capire che i cuori violenti sono figli di cattivi maestri: figli mostri, figli nostri. Quanto tempo è che un genitore o un’insegnante non chiede a un ragazzo o a una ragazza se è felice? Domanda imbarazzante?”, questa la provocazione di Crepet.