Home Estero Dal governo di Vichy al Fronte Nazionale, l’antisemitismo ha scritto le pagine...

Dal governo di Vichy al Fronte Nazionale, l’antisemitismo ha scritto le pagine più buie della storia francese

CONDIVIDI

Per Jean-Marie Le Pen, fondatore e leader del Front National – partito di estrema destra francese che la figlia Marine ha recentemente trasformato in Rassemblement National – le camere a gas nei campi di concentramento nazisti non furono altro se non un dettaglio nella storia della Seconda guerra mondiale. Con la sua scomparsa, il 7 gennaio di quest’anno, si spegne una delle figure più controverse della storia francese e internazionale: razzista, omofobo e antisemita dichiarato, condannato a più riprese per apologia di crimini di guerra, incitamento all’odio razziale e altri reati simili. Nel 2002, Le Pen riesce tuttavia a sconfiggere il socialista Jospin al primo turno delle presidenziali, arrivando al secondo turno (una ‘prima’ per un partito di estrema destra), dove però sarà largamente sconfitto da Chirac, forte dell’appoggio di un fronte repubblicano compatto a sostegno della destra moderata. Una data, comunque, storica, che in qualche modo sdogana politicamente il Front National e apre la strada all’importante affermazione politica che Marine Le Pen sta avendo con il Rassemblement National. C’è da dire che Le Pen figlia, pur mantenendo un’anima profondamente radicale di destra, ha smussato gli angoli razzisti e antisemiti del vecchio partito, criticando fortemente il padre per le sue frasi sulle camere a gas naziste.

La questione di fondo è l’antisemitismo che da sempre in Francia è una sorta di fuoco che cova sotto la cenere: una delle pagine più buie della storia francese di tutti i tempi è infatti il cosiddetto ‘Governo di Vichy’, col maresciallo Pétain in testa, che collaborò attivamente con i nazisti durante il periodo dell’Occupazione, dal 1940 al 1944. Nel mese di luglio del 1942 il governo collaborazionista si macchiò di un crimine, ancora oggi considerato una ‘vergogna’ per la nazione: in due sole giornate più di 13.000 ebrei francesi furono arrestati, casa per casa, e condotti al Velodromo d’inverno, a due passi dalla Tour Eiffel, per essere in seguito deportati al campo di sterminio di Auschwitz. Soltanto un centinaio di persone sarebbero tornate vive. Altri rastrellamenti sono stati compiuti nell’estate di quello stesso anno e ancora oggi, girando per Parigi, ci sia può imbattere in targhe commemorative che ricordano gli arresti e le deportazioni. Anche davanti a qualche scuola elementare, in ricordo dei bambini catturati e inviati a morire, più di 11.000 tra il 1942 2 il 1944.

Eppure sono dovuti trascorrere più di 50 anni prima che un Presidente della repubblica, Jacques Chirac, riconoscesse per la prima volta le responsabilità del governo francese nella deportazione e sterminio di migliaia di ebrei: quelle ore buie – disse testualmente Chirac nel 1995 in occasione di una cerimonia ufficiale – macchiano per sempre la nostra storia e rappresentano un insulto al nostro passato. Sì, lo sappiamo tutti, la follia criminale degli occupanti è stata assecondata dallo stato francese.  

Ma l’antisemitismo, dicevamo, è duro a morire, in Francia come altrove: secondo il quotidiano Le Monde, durante l’anno scolastico 2023-24 si sono verificati nelle scuole francesi oltre 3.600 atti antisemiti tra insulti, scritte e aggressioni fisiche. E quel che non lascia ben sperare è che, rispetto all’anno precedente, il numero di queste violenze sia triplicato.

Come dire che il Giorno della Memoria per commemorare le vittime dell’Olocausto è lungi dall’essere superfluo, superato. La nostra memoria, individuale e collettiva, sembra sia labile, inconsistente. È necessario, come diceva Primo Levi, che ogni generazione ripeta ai propri figli quello che è successo. Perché non accada mai più.