I lettori ci scrivono

Dall’emergenza trovare spunti per migliorare la scuola

In una situazione di emergenza epidemiologica nazionale e mondiale dall’inedita portata, che in Lombardia risulta di vertiginosa progressione ascendente, e che, in Italia, le Autorità hanno decretato perdurare dal 31 gennaio al 31 luglio del 2020 (per sei mesi), molti docenti si stanno chiedendo dove andranno a finire tutti quei soldi che, a fine di ogni anno scolastico, vengono pagati soltanto ai colleghi che abbiano portato a termine i progetti finanziati con i soldi del fondo d’istituto (MOF e/o FIS) ed inseriti nel PTOF, i progetti finanziati con i PON europei, i progetti finanziati con i fondi per il diritto allo studio di Amministrazioni comunali, oppure quei soldi elargiti soltanto a quei docenti “bonus meritevoli” (grazie !) alla Legge 107 del 2015, e che spettano (finanche) ai precari.

L’anno scolastico, a causa della necessaria ed obbligata sospensione precauzionale di tutte le attività didattiche (in presenza) nelle scuole, nell’ipotesi più ottimistica che ci si augura, sarà quantomeno dimezzato. Salvo non si voglia “progettare” ad un’ ulteriore “virtuale distanza”!

Pertanto, gran parte delle attività progettuali programmate, non potrà essere né portata a termine, né (dunque) retribuita.

Un po’ come altre attività, oppure come il campionato di calcio!
Tale contesto emergenziale, potrebbe (a causa – o per merito – di forza maggiore) far venire alla luce che gran parte delle predette attività progettuali, sempre più spesso ingenerano e rivelano inefficacia, svantaggi ed iniquità retributive nel corpo docente.
Con incessanti conflitti scolastici, deterioramenti dei rapporti lavorativi, guerre tra poveri e/o vicende riecheggianti i “capponi” del Manzoni.

Anche se stiamo vivendo nuovi “assalti ai forni” !
Tanti sanno, ma non tutti dicono con onestà intellettuale, che se si sfoltissero tali progetti extracurricolari, da cui i fondi del MOF-FIS e delle progettualità varie, i docenti (tutti) potrebbero godere di stipendi meno miseri e (persino) di maggior prestigio sociale.
Ergo, persino di una ritrovata autorevolezza; con benefiche conseguenze ripartite su tutta la società!

Ciò siccome, in conseguenza di tale prospettiva, l’ azione didattica ed educativa curricolare messa in opera da (tutti) i docenti, sarebbe ricondotta nuovamente nell’ alveo della vigente Costituzione.

E tutti i docenti si ritroverebbero a svolgere le loro professionalità in Scuole Pubbliche non più “aziendalizzate”, ed essi non sarebbero più sottoposti (insieme agli stessi alunni) a processi virtuali-digitali-algoritmici del tutto avulsi dalla effettiva funzionalità didattica-educativa ed umana.
E si è vista sia la “riuscita” della c.d. “Buona Scuola”, nonchè dei suoi solidali promulgatori.
Rinascerebbero, in tal modo, le condizioni basiche per il diritto di tutti all’istruzione.

Tutti i docenti (la parte maggioritaria del “corpus”) che non percepiscono quei compensi aggiuntivi legati alle vetrine progettuali che le scuole ogni anno si affannano ad allestire onde cercare di ottenere più iscritti, nonchè i docenti che per libere scelte metodologiche-deontologiche professionali e/o per volutamente sottrarsi a tali logiche aziendalistiche non svolgono i progetti in questione, ogni anno di più registrano che questo denaro pubblico si potrebbe utilizzare per implementare la qualità delle azioni didattiche-educative (in presenza), evitandosi sia sprechi, nonchè (oramai) delle vere e proprie sperequazioni retributive annuali.

Con correlate disfunzioni che investono gli alunni, al cui diritto all’istruzione si finiscono col detrarre interi pacchetti orari annuali di lezioni curricolari, e con le crescenti ricadute negative in ambito didattico ed educativo che tutti gli osservatori di settore, europei e mondiali (purtroppo) rilevano.

Queste ingenti somme di denaro pubblico, in minor parte usato per il funzionamento delle scuole, per la maggior parte finisce versato soltanto a quel team di docenti fidelizzato all’espletamento progettuale, ed essendo un salario aggiuntivo, non implementa neanche i contributi per le pensioni.

Invece, se tali soldi fossero investiti per avvicinare il salario (di tutti) i docenti italiani ai colleghi di (tutta) l’Europa, ciò consentirebbe (al contempo) di far percepire (a tutti i docenti) sia stipendi migliori che pensioni più adeguate.

Quasi quasi, mi vien voglia di ufficializzare tale proposta ai vertici del Ministero dell’Istruzione, del pari alle cointeressate e preposte Istituzioni. O ai sindacati e all’ ARAN. Secondo voi, ne terranno conto?

Vincenzo Rossi

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