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Dante sta nella Costituzione, per Valditara ripudiarlo “è rifiutare noi stessi”: studiare il ‘gigante’ che ha scritto la Divina Commedia è un dovere

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“Ripudiare Dante, che è il pilastro della lingua e della cultura italiana, significa rifiutare noi stessi”: è dura la reazione del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara dinanzi alla decisione presa da un docente di una scuola media di Treviso, il ‘Felissent’, di esentare due alunni musulmani di una classe terza dallo studio della Divina Commedia di Dante, al fine di non turbarli o rischiare di offenderli per le loro credenze religiose diverse.

In un’intervista a Il Messaggero, Valditara ha detto che in quella scuola “abbiamo mandato gli ispettori: esamineranno bene quel che è accaduto, faranno una relazione e sulla base di questa relazione l’Ufficio scolastico regionale prenderà i suoi provvedimenti”.

In questo caso, è la scuola che si sarebbe auto censurata ma una scuola che fa così, sempre secondo il ministro dell’Istruzione e del Merito, non è “né democratica né liberale, estranea allo spirito della Costituzione. Basti pensare a quante volte Dante viene citato nel dibattito dei padri costituenti“.

Quelo che c’è da comprendere, a questo punto, è quanto l’autonomia didattica del docente e la sua libertà di insegnamento possano confliggere con determinati dettami formativi assoluti e le stesse linee guida ministeriali.

Valditara non ha però dubbi: a Treviso il docente non doveva esentare i due alunni dalla conoscenza della Divina Commedia. Perché la conoscenza della lingua italiana è un dovere che la Scuola deve assolvere sempre e comunque.

Chi arriva nel nostro Paese e si iscrive nelle nostre scuole – ha detto il Ministro – deve acquisire una conoscenza adeguata della lingua italiana. Abbiamo la necessità, oltre che la volontà, di includere”.

Quindi il titolare del Mim precisa che “dobbiamo essere consapevoli e rendere consapevoli tutti che la nostra società non si fonda solo su diritti ma anche su doveri. Se non si conosce bene la nostra lingua non si può conoscere la nostra cultura e non si possono apprendere le regole del nostro vivere civile”.

“Credo che insegnare a tutti i ragazzi i ‘giganti’ della nostra cultura li renda veramente liberi. Mentre – conclude il ministro – è una scuola conformista quella che assume solo il punto di vista degli altri e non il nostro, non è una scuola libera e nemmeno costituzionale”.