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DDI, il dossier della commissione istruzione. Anche l’UE spinge per la riapertura scuole

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Il Parlamento europeo riconosce la sfida insita nella riapertura delle scuole e deplora la mancanza di coordinamento o scambio di migliori prassi a livello europeo. Questo è quanto emerge dal dossier sulla DDI, realizzato dalle Commissioni 7a e 12a del Senato, che ha valutato gli impatti della didattica a distanza sugli apprendimenti degli alunni, sulla loro salute psicofisica, sull’acuirsi delle disuguaglianze, sia dal punto di vista del Paese Italia, sia in ottica europea.

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Si legge nella premessa del documento: Il ricorso alla DDI è connesso alla chiusura delle scuole e alla sospensione delle attività didattiche in presenza, che ha costituito una costante nelle decisioni riguardanti, soprattutto, la scuola secondaria di secondo grado. Su tale aspetto hanno avuto un forte impatto i provvedimenti regionali che, in particolare da novembre ad oggi, si sono susseguiti in merito al massiccio ricorso alla DDI e rispetto ai quali il contenzioso amministrativo generatosi poi ha offerto spunti ricostruttivi sull’effettività del diritto all’istruzione.

Insomma, viene messa per iscritto e ufficializzata la diatriba che nei mesi scorsi ha tenuto banco, tra la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina (da sempre a favore della riapertura scuole e della didattica in presenza) e i Governatori di regione, che con slancio rigorista hanno preferito la DaD ai rischi di una circolazione incontrollata del virus.

In altre parole, alcune regioni e anche alcuni comuni hanno scelto comunque di aumentare il ricorso alla DDI, in termini non soltanto di percentuale per la scuola secondaria di secondo grado ma anche di estensione ad altri ordini e gradi di scuole, ponendosi dunque in senso più restrittivo rispetto ai provvedimenti valevoli sul territorio nazionale.

Situazione Italia

Secondo la Relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione – 2020 per quanto riguarda l’Italiain materia di didattica digitale, evidenzia che:

  • a livello di equipaggiamenti digitali le scuole sono in linea con altri Paesi dell’UE, ma a livello di velocità della connettività sono in ritardo (mentre praticamente tutte le scuole hanno una connessione internet (95,4%, MI), solo il 26,9% ha una connessione ad alta velocità, ben al di sotto della media UE del 47%);
  • l’invecchiamento della forza lavoro docente con competenze TIC insufficienti contribuisce al lento progresso dell’innovazione digitale nell’insegnamento;
  • il passaggio all’apprendimento a distanza causato dal virus COVID-19 ha evidenziato la necessità di garantire parità di accesso a tutti i discenti, in particolare a quelli provenienti da contesti svantaggiati, già a rischio di esclusione.
  • nonostante un leggero aumento nel 2018, la spesa italiana per l’istruzione rimane tra le più bassel’abbandono scolastico precoce (ESL) è di nuovo in declino, ma rimane tra i più alti dell’UE, in particolare nel sud e tra la popolazione di origine straniera.

La propsettiva del Parlamento europeo

Sull’argomento il Parlamento europeo :

  • sottolinea gli effetti negativi delle misure di confinamento sulla salute e sul benessere mentale dei discenti, unitamente allo stress connesso alla valutazione e ai voti, nonché all’isolamento dai coetanei;
  • invita tutti gli Stati membri a fare quanto necessario per garantire l’apprendimento in presenza per tutti;
  • riconosce la sfida insita nella riapertura degli istituti di istruzione e deplora la mancanza di coordinamento o scambio di migliori prassi a livello europeo;
  • invita la Commissione e gli Stati membri a collaborare strettamente per ridurre al minimo i rischi sanitari per il personale e per i discenti e per massimizzare la possibilità che l’istruzione in presenza possa continuare.

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