Home Generale Prima dell’inglese era l’italiano la lingua della scienza

Prima dell’inglese era l’italiano la lingua della scienza

CONDIVIDI

La lingua favorita dalla matematica e dalle scienze? Ben prima dell’inglese, era l’italiano, come ricorda l’Accademia della Crusca nell’ambito della sua annuale manifestazione ‘Piazza delle Lingue’, sul tema “Numeri dell’italiano, l’italiano dei numeri”.

Vaglielo a dire agli anglofoni e a tutti coloro che cercano ogni occasione per sfoggiare l’inglese, anche a sproposito, e si dica soprattutto che gli accademici, insieme a specialisti e professori universitari, ma anche scienziati, stanno dimostrando come nei secoli passati – prima che l’inglese diventasse il linguaggio favorito delle scienze – la matematica abbia ‘parlato italiano’ in maniera formidabile e con grandi risultati. Al punto da radicarsi nella psicologia collettiva, con espressioni in uso ancora oggi nella lingua comune e in metafore numeriche di ampio uso popolare: “in quattro e quattr’otto”, “non c’è il due senza il tre”, “chi fa da sé fa per tre”, “sparare a zero”, “dare i numeri”, ma anche “avere i numeri” sono solo alcuni esempi.

“Per dimostrare al meglio la nostra tesi, oggi abbiamo lasciato la parola ai matematici – hanno spiegato gli accademici- i quali non hanno mancato di intessere le lodi della ricchezza del linguaggio matematico italiano, ancora molto influente in Europa fino all’inizio del Novecento”.

Anche Einstein adoperò l’italiano

A tal proposito, “è doveroso ricordare – sottolinea il presidente della Crusca – che Einstein utilizzò la matematica di Levi-Cívita, uno studioso che aveva scelto di scrivere libri in italiano. E detto per inciso Einstein conosceva abbastanza bene la nostra lingua perché da ragazzo aveva abitato in Italia”.

Ma non solo, lo stretto, antico rapporto che lega la nostra lingua all’universo dei numeri è testimoniato dalla ricchissima messe di termini, coniati e consolidati nel corso dei secoli e poi raccolti nei vocabolari.

“Tra i circa 145.000 lemmi contenuti nello Zingarelli – spiega il suo curatore, – alle ‘scienze dure’, come geometria, matematica, fisica, astronomia, è riservato uno spazio corposo, importante, costituito da un nucleo di svariate migliaia di parole”.