Attualità

Didattica a distanza: appello per un monitoraggio nazionale “indipendente”

Arriva dalla rivista Insegnare la proposta indirizzata alle organizzazioni professionali e sindacali di avviare un monitoraggio nazionale sulla “didattica a distanza” il più puntuale possibile e soprattutto a sua volta del tutto indipendente e trasparente.
“Solo se immune da marketing, ricerca di consenso e volontà di orientamento – sostengono i promotori dell’iniziativa – il monitoraggio potrà avere una valenza culturale e professionale, civile e politica capace di preservare la democrazia a scuola”.

L’idea è partita alcuni giorni addietro da un gruppo di insegnanti del CIDI torinese ed è stata approvata dalla segreteria torinese della associazione professionale.
Dopo di che è stata assunta da Insegnare, rivista del CIDI nazionale.

La proposta è accompagnata da un ampio documento in cui si sottolinea: “Questo momento assai difficile va affrontato lucidamente, con lo scopo prioritario di ridurre il danno determinato dall’impedimento alla relazione diretta tra scolari, studenti e insegnanti. Accettare la sfida, con un utilizzo critico e consapevole delle tecnologie digitali nella didattica e nei rapporti professionali, è quindi necessario e doveroso”.

Secondo gli estensori del documento l’esperienza di queste settimane sta evidenziando alcuni pericoli per l’istruzione, gravi e strettamente collegati e conseguenti l’uno all’altro.
Prima di tutto “l’improvvisazione, dovuta alle difficoltà sopraggiunte ma anche alimentata dal marketing istituzionale sull’efficacia ‘a prescindere’ della ‘didattica digitale’, significante-quasi-vuoto capace di comprendere tutto e il suo contrario ed etichetta omologante che ha consentito un’OPA della mentalità liberista sulla ‘scuola attiva’, laboratoriale e altre tradizioni tipiche dell’insegnamento militante mediante la retorica dell’innovazione fine a se stessa”.

Il secondo pericolo riguarda la “subordinazione delle istituzioni pubbliche alle piattaforme del capitalismo di sorveglianza, ulteriormente glorificata in forma ipocritamente solidale sulle pagine istituzionali e già attive in molte scuole (in particolare le varie filiazioni scolastiche di Google)”.
Il terzo pericolo consiste nella “accentuazione delle profonde disuguaglianze che già gravano sul sistema scolastico italiano fra territori, singole istituzioni, tipologie di scuole, famiglie, studenti”.

“Si rischia di uscire da questa emergenza – sottolinea il documento – con una scuola apparentemente più ‘innovativa’ e sostanzialmente più diseguale, ovvero meno democratica”.
“In questi giorni – si legge ancora nel documento – la quasi totalità dei docenti sta dimostrando, con energia e passione, di voler salvaguardare, seppure a fatica, l’autenticità dei processi relazionali e ambientali di insegnamento/apprendimento: è questo il momento di non vanificarne lo sforzo”.

Conclude l’appello: “Si configura però una situazione di conflitto tra la definitiva colonizzazione della progettazione didattica, sempre più prevalentemente individuale, da una parte, oppure, dall’altra, la sua indipendenza, a difesa del senso e delle prerogative collegiali e costituzionali della scuola pubblica. La scuola monopolizzata dalle grandi piattaforme sarebbe una scuola asservita al lavoro esecutivo eterodiretto, definitivamente e strutturalmente sottoposta a presunti controlli oggettivi di risultato, efficienza e qualità”.

Il documento completo dell’appello e il link per sottoscriverlo è disponibile nel sito della rivista Insegnare.

Reginaldo Palermo

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