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Dirigenti scolastici in stato di agitazione

Tre righe, poco meno di 30 parole in tutto con i toni delle dichiarazioni di guerra che usavano una volta; ecco come l’Anp (Associazione Nazionale Presidi) ha deciso di augurare il buon anno al Governo: “Essendo scaduti i termini previsti per la procedura di conciliazione, questa organizzazione considera superata la possibilità di conciliazione e si ritiene libera di proclamare lo sciopero”. Comunicato peraltro “strano” visto che non si fa riferimento a nessuna data, anche se qualche settimana addietro la stessa Cida (la confederazione alla quale aderisce l’Anp) aveva dichiarato una giornata di mobilitazione per il 30 gennaio. Il fatto è che a quasi 3 mesi di distanza dalla sigla del pre-accordo fra Aran e sindacati il contratto dei dirigenti scolastici è ancora fermo al palo e i 10mila capi di istituto di tutta Italia sono sul punto di perdere davvero la pazienza. Prova ne sia che i sindacati confederali – già da tempo – hanno formalmente indetto uno sciopero per l’11 gennaio e dai segnali che arrivano da alcune importanti province sono numerosi i capi di istituto che hanno comunicato al proprio Provveditorato (come prevedono le disposizioni) l’adesione alla protesta. Il dato non stupisce dal momento che anche lo Snadis, il nuovo sindacato nato per iniziativa di alcuni dirigenti nazionali e provinciali dell’Andis, ha dichiarato che ritiene più che doveroso aderire allo sciopero proclamato da Cgil, Cisl e Uil. E’ probabile però che fin dalle prossime ore il Governo tenti di impedire le proteste di confederali ed Anp emanando finalmente quel terzo atto di indirizzo che potrebbe dar modo all’Aran di riconvocare le parti per la sottoscrizione definitiva del contratto. La vicenda, insomma, potrebbe concludersi come preannunciato dallo Snals già verso la metà di dicembre: “Fino a quando la legge finanziaria non sarà approvata – aveva infatti dichiarato il segretario nazionale Fedele Ricciato – non ci potrà essere nessun atto di indirizzo che dovrà però essere emanato, a nostro giudizio, entro e non oltre la prima decade di gennaio 2002”.

Reginaldo Palermo

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