Home Attualità Dislessia e disgrafia, due disturbi per i quali gli insegnanti possono fare...

Dislessia e disgrafia, due disturbi per i quali gli insegnanti possono fare molto [INTERVISTA]

CONDIVIDI

Nei primi mesi della scuola primaria genitori e insegnanti seguono con ansia e apprensione i progressi dei bambini che iniziano a leggere e scrivere; talora, di fronte agli inevitabili insuccessi, si parlano di dislessia o di altri disturbi del genere.
Ne parliamo con la dottoressa Alessandra Luci, psicologa/psicoterapeuta, D.U. in Logopedia, si occupa di diagnosi e trattamento dei disturbi del neurosviluppo e di psicoterapia. E’ anche docente in diversi master universitari sul trattamento di dislessia e disortografia, ed è co-autrice della App Writing Trainer di ridiNET per la riabilitazione della disortografia

Cosa si intende esattamente per dislessia e disgrafia?

Secondo quanto specificato anche nella Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità (Giugno, 2011) si tratta, in entrambi i casi, di Disturbi Specifici dell’apprendimento, ovvero di Disturbi, alla cui base ci sono delle disfunzioni neurobiologiche, Specifici, che coinvolgono uno specifico dominio di abilità lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale, e che riguardano l’apprendimento, conseguentemente si manifestano con l’inizio della scolarizzazione e sono diagnosticabili una volta terminato il normale processo di insegnamento delle abilità di lettura e scrittura (fine della seconda primaria).

Quindi sia Dislessia che Disgrafia sono dei Disturbi Specifici dell’apprendimento. Ma questo cosa significa con precisione?

Bisogna considerare che, sulla base del deficit funzionale che determinano, ovvero in base al tipo di problematica che comportano a livello di funzionamento nel bambino, si distinguono le due diverse condizioni cliniche di dislessia, cioè disturbo nella lettura, intesa come abilità di decodifica del testo (minore correttezza e rapidità della lettura a voce alta rispetto a quanto atteso per età anagrafica, classe frequentata, istruzione ricevuta) e disgrafia, cioè disturbo nella grafia, intesa come abilità grafo-motoria (minore fluenza e qualità dell’aspetto grafico della scrittura).

I bambini dislessici sono necessariamente anche disgrafici?

No. In neuropsicologia nel momento in cui due compiti (nel nostro caso lettura e grafia) possono essere compromessi singolarmente da una lesione, si parla di doppia dissociazione, che è la prova più evidente e significativa che i due sistemi (lettura e grafia) sono separati, diversi e distinguibili.
Addirittura la Consensus Conference promossa da AID (2007), specifica che per quanto nella pratica clinica si possa evidenziare un’alta presenza di comorbilità fra i disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, disortografia, discalculia, disgrafia), la loro compresenza (nel nostro caso, dislessia e disgrafia insieme) non va necessariamente intesa come espressione diversa di un unico fattore patogenetico.

Vuol dire dislessia e disgrafia sono disturbi diversi, che hanno origini diverse?

Esattamente. Se ad un bambino vengono diagnosticate in concomitanza dislessia e disgrafia, non necessariamente questi vanno interpretati come due differenti manifestazioni dello stesso fattore patogenetico (quello che determina il DSA), ma possono essere interpretati come espressione di due fattori patogenetici diversi (uno che determina la dislessia ed uno che determina la disgrafia).

Il tipo di scrittura usata (stampatello, corsivo, ecc.) facilita l’apprendimento dei bambini con questi disturbi o lo complica?

Chiariamoci su un punto: dislessia e disgrafia sono disturbi cronici, quindi non si risolvono nel tempo, ma la loro espressività si modifica in relazione all’età e alle richieste ambientali: si manifestano, cioè, con caratteristiche diverse nel corso dell’età evolutiva, delle fasi di apprendimento scolastico ed anche in funzione della complessità ortografica della lingua scritta oggetto di apprendimento (Consensus Conference ISS, 2011).

Quindi non c’è modo di intervenire?

No, anzi. Per i bambini con questi disturbi si può fare molto.
Le prassi pedagogico-didattiche possono modificare l’espressività del disturbo e questo è il motivo per cui nelle “Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento” allegate al Decreto Ministeriale 12 luglio 2011, il Ministero dà specifiche indicazioni sul metodo di insegnamento e apprendimento della letto-scrittura da utilizzare con alunni e studenti con DSA, specificando due punti che ci interessano particolarmente.

Siamo a inizio anno scolastico e quindi qualche suggerimento didattico può essere molto utile. Ma di questo parleremo nel seguito dell’intervista che pubblicheremo a breve.