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Dispersione scolastica e curricolo verticale: il ruolo del dirigente nella prevenzione degli insuccessi a scuola – Preparazione concorso Ds

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La guida per gli aspiranti dirigenti scolastici della Tecnica della Scuola: cosa bisogna sapere per superare il concorso in attesa del bando? Oggi parliamo di curricolo verticale di istituto.

Tra le funzioni del ruolo dirigenziale quella di coordinatore didattico non è certo una funzione trascurabile. La legge 107/2015, al comma 78 del suo unico articolo, sottolinea quanto già precedentemente detto dal D.Lgs 165/2001, cioè che il ruolo del dirigente scolastico, nel rispetto delle competenze degli organi collegiali, garantisce un’efficace ed efficiente gestione delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche e materiali e assicura il buon andamento del sistema scolastico pubblico. A tale scopo il dirigente svolge compiti di direzione, gestione, organizzazione e coordinamento ed è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio e della valorizzazione delle risorse umane.

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Poiché la scuola è l’agenzia formativa istituzionalmente designata dallo Stato per l’istruzione e la formazione delle nuove generazioni, chi è a capo di una istituzione scolastica ha la responsabilità dell’istruzione e della formazione dei giovani ad essa affidati. Pertanto dovranno essere rimosse, per quanto possibile, in riferimento a un determinato contesto e alle risorse disponibili, le cause più frequenti di disagio e di insuccesso scolastico, valorizzando le forme utilizzabili di autonomia didattica e organizzativa.

La continuità scolastica rimane un problema ancora aperto

Si parla di continuità scolastica da anni e, in genere, vi è condivisione sulla necessità di elaborare un Progetto Nazionale comune che accompagni l’alunno nello sviluppo unitario e coerente della sua formazione nelle diverse fasi evolutive. Il problema, comunque, rimane ancora aperto nonostante il passaggio da un ordine all’altro di istruzione continui a essere tra le cause più frequenti di disagio e di insuccesso scolastico.

Il passaggio dalla scuola primaria alla secondaria di primo grado negli anni è stato facilitato prima dalla nascita degli istituti comprensivi nel 1994, in applicazione della legge 97/1994 sulla tutela delle zone di montagna, che all’art. 25 prevedeva la possibilità di costituire istituti comprensivi di scuola materna, elementare e media nei Comuni montani con meno di 5.000 abitanti e nelle piccole isole, e due anni dopo dalla Legge 662/1996, che ha dato il via alla loro costituzione su tutto il territorio nazionale. Effettivamente all’interno della stessa organizzazione scolastica è sicuramente più semplice incontrarsi tra insegnanti per elaborare una progettazione didattica che tenga conto del contesto e dei bisogni formativi dei gruppi classe e degli alunni e li accompagni per tutto il percorso del primo ciclo. Tuttavia i curricoli dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado non sempre si presentano come frutto di una riflessione comune e condivisa sulla formazione dell’alunno dai tre ai quattordici anni, infatti in più casi il curricolo verticale appare come una giustapposizione dei tre curricoli costruiti separatamente.  

La continuità scolastica rimane un problema ancora aperto

Rimane, comunque, ancora del tutto aperto il problema del passaggio alla secondaria di secondo grado, infatti le iniziative di continuità fino a oggi si limitano spesso ad attività finalizzate a controllare l’attuazione dell’obbligo scolastico e a verificare i risultati raggiunti dagli alunni. Sono ancora poche le iniziative che puntano sulla progettazione di percorsi didattici che coinvolgono gli insegnanti della secondaria di primo e secondo grado, nonostante nel primo biennio si concentri la percentuale più alta di abbandoni, ripetenze e passaggi ad altri corsi.

Il passaggio da un ciclo all’altro per alcuni alunni rappresenta, infatti, una situazione critica, che comporta uno stato temporaneo di disorganizzazione a causa delle difficoltà a volte incontrate nel dover fronteggiare un ambiente nuovo, nuovi professori, nuovi compagni, nuove discipline, nuove metodologie di insegnamento e nuovi ritmi di apprendimento utilizzando gli strumenti con i quali essi abitualmente usavano risolvere i problemi che si presentavano. I ragazzi più fragili possono risentire del cambiamento anche in maniera pesante ed entrare in crisi. La transizione tra cicli scolastici rappresenta un cambiamento significativo per i ragazzi, pertanto risulta importante una particolare attenzione da parte della scuola e delle famiglie.

Riformulare la progettazione didattica e valorizzare gli accordi di rete

Aprire il dialogo tra il primo e il secondo ciclo può certamente favorire il successo scolastico e formativo e diminuire la dispersione scolastica. Il ruolo dei dirigenti è fondamentale per accordi di rete tra scuole di primo e di secondo grado allo scopo di elaborare un progetto formativo uniforme dai tre ai diciannove anni.

Anche le Linee Guida per l’orientamento, D.M. 328/2022, pubblicate di recente, sottolineano la necessità di rafforzare il raccordo tra il primo ciclo e il secondo ciclo di istruzione e formazione, per una scelta consapevole e ponderata, che valorizzi le potenzialità e i talenti degli studenti e contribuisca alla riduzione della dispersione scolastica.

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