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Divieto di cellulare a scuola. La rettrice Ugolini: finalmente i docenti hanno smesso di fare i carabinieri – INTERVISTA

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Vietare l’uso del cellulare a scuola sembra essere la cosa giusta da fare sotto molti punti vista. Uno fra tutti: “Finalmente i nostri insegnanti hanno smesso di fare i carabinieri, i controllori dei ragazzi e possono concentrarsi sulla didattica”. A dichiararlo alla nostra testata, Elena Ugolini, rettrice delle scuole Malpighi, che si sono rese protagoniste in questi giorni per il nuovo regolamento partorito dal Consiglio di Istituto che impartisce il divieto assoluto di uso del cellulare, non solo in classe, ma anche nei corridoi, ricreazione inclusa.

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Rettrice Ugolini, da dove nasce questa esigenza?

“L’idea è frutto di una sperimentazione avvenuta lo scorso anno scolastico. Per qualche mese, a seguito di un episodio di cyberbullismo siamo stati costretti a intervenire in modo deciso. I ragazzi sanno che tutto ciò che avviene sui social è come se avvenisse di presenza, le reazioni degli educatori devono essere ugualmente ferme. Così abbiamo deciso di vietare l’uso del cellulare, perché volevamo che in classe si ricostituisse un rapporto limpido, che i ragazzi tornassero a essere concentrati sulle discipline e in grado di interagire in modo sano”.

Come è stata accolta l’idea dai genitori e dai ragazzi?

“Quello dei genitori è stato un coro unanime di sì. Ci hanno dato fiducia. I ragazzi all’inizio hanno protestato. Rivendicavano di dovere avere la libertà di scegliere e di gestire in modo maturo il proprio rapporto col cellulare. Spettava a loro questo compito, argomentavano. Ma quando abbiamo chiesto loro Secondo voi il cellulare vi aiuta o vi ostacola nella concentrazione sullo studio e nella relazione con gli altri? hanno risposto che il cellulare non li aiuta”.

Insomma, avete fatto un patto educativo…

“Esattamente. Un patto educativo e didattico. Il divieto di usare il cellulare non è lo scopo, è lo strumento che aiuterà i ragazzi a riscoprire la bellezza della scuola, delle materie, delle relazioni. Ed è una sfida per noi, perché la scuola deve essere all’altezza di proporre un’offerta formativa alternativa. Ho sentito una ragazza, della Rete degli Studenti Medi (dovrebbe riferirsi a Bianca Piergentili) affermare Ok a non usare Tik Tok in classe, ma vi siete mai chiesti perché gli studenti sentono il bisogno di usare il cellulare a scuola? Voi che ci proponete? Sono d’accordo con lei. La scuola deve fare proposte interessanti”.

E la reazione dei docenti? Il divieto vale anche per loro? Come si fa con il registro elettronico?

“Certo, il divieto vale per tutti. Si lasciano in sala insegnanti i cellulari e si va in classe. Del resto al registro elettronico i docenti possono accedere dai computer portatili, dagli I-pad, non è necessario che abbiano il cellulare: è un’alleanza tra chi impara e chi insegna. Il patto vale anche per me e per il dirigente scolastico, ci disintossichiamo tutti” chiosa ridendo.

E materialmente i ragazzi dove lasciano i cellulari?

“In tutte le classi abbiamo delle cassettiere con chiavetta, i ragazzi mettono i cellulari nel cassetto e la bidella ritira la chiave fino alla fine della giornata. Vederli chiacchierare durante la ricreazione è uno spettacolo. Prima vivevano la ricreazione in solitudine, con il viso affondato sul cellulare, adesso sono più sereni, meno ansiosi, più partecipativi. E abbiamo riscontri anche dai nostri esperti, dai neuropsichiatri infantili che ci mettono in guardia sulla dipendenza da cellulare. A scuola abbiamo fatto molti corsi su questi argomenti, anche rivolti ai genitori, con la Lucangeli, con Lorenzo Bassani.”

Lavorate molto sulla cittadinanza digitale, quindi

“Assolutamente sì. E questo lavoro ci ripaga. Riceviamo molti messaggi anche da altri istituti che vorrebbero allinearsi alla nostra posizione. L’eccezionalità è la normalità,” conclude citando Lucio Dalla.