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Docente arrestata per molestie: usava lo strumento della “classe a piccoli gruppi” ma doveva occuparsi di un solo alunno

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Ci sono ulteriori, inquietanti, aggiornamenti sul caso della docente di una scuola media del napoletano arrestata per molestie sessuali nei confronti degli alunni, dopo essere stata picchiata da un gruppo di trenta genitori lo scorso novembre.

Come riporta Il Corriere della Sera, dall’analisi dello smartphone della donna emerge un quadro raccapricciante. Nel dispositivo sono state trovate 17mila foto dal contenuto pornografico. Oggi la docente, definita “schiava dei propri impulsi”, sarà interrogata in carcere.

La donna avrebbe, per circa un anno, da ottobre 2023, radunato un gruppo di ragazzini periodicamente in un’aula di informatica, chiamata “La Saletta”. Qui sarebbero avvenuti gli abusi e qui la professoressa di sostegno avrebbe proiettato filmati porno, anche personali.

Chi si tirava indietro, veniva denigrato. In alcuni casi i ragazzini sono stati appellati come stupidi, o attaccati con insulti omofobi. Le ragazze venivano chiamate “bamboline” se ritenute dalla docente non abbastanza intraprendenti. La regola era quella del silenzio. A violarla un ragazzino: da qui la sospensione della prof dopo averlo trovato a fumare in bagno.

Una collega ha affrontato la docente

Ma com’è possibile che nessuno si sia mai accorto di nulla? Un’altra docente si era accorta che qualcosa non andava nel rapporto che l’insegnante di sostegno aveva con alcuni ragazzi, accusando la collega di sostegno di avere rapporti “troppo amicali”, affermando che avrebbe anche suggerito risposte ad alcuni ragazzi durante i compiti in classe.

All’insegnante arrestata, in realtà, era stato assegnato un solo alunno e il compito della donna era quello di farlo inserire nella classe. La prof avrebbe utilizzato uno strumento previsto dall’ordinamento scolastico, chiamato “classe a piccoli gruppi”. Si tratta di prelevare dalla classe alcuni studenti per attività didattiche diverse. Ma bisogna essere autorizzati. Tuttavia, pare che il nullaosta della dirigente non fosse mai arrivato.

Come si è sbloccata la situazione

Gli inquirenti, come riporta Fanpage, alla ricerca di riscontri a quanto raccontato dai ragazzini, hanno ascoltato numerosi docenti dell’istituto, oltre a dirigente e vicepreside. Nessuno ha riferito di essere a conoscenza di quanto denunciato o di avere avuto sospetti. Il 14 novembre, dopo l’aggressione a scuola, la vicepreside ha riferito che uno dei docenti le avrebbe detto di avere sentito due dei ragazzini mettersi d’accordo per far perdere il posto di lavoro alla 37enne; lo stesso docente, ha continuato la donna, avrebbe riferito la circostanza anche due giorni prima alla madre di uno dei ragazzi, che si era presentata a scuola per protestare contro la sospensione paventata per il figlio in quanto sorpreso a fumare una sigaretta elettronica nei bagni.

L’insegnante in questione è lo stesso con cui si era sfogato uno dei ragazzini: rientrato in classe dopo la sospensione, aveva detto che l’insegnante di sostegno aveva mostrato loro dei video pornografici. Il docente non aveva dato peso a queste parole, ritenendo che fossero solo frutto della rabbia per il provvedimento disciplinare.

Ha evidenziato il procuratore Nunzio Fragliasso: “Resta da capire come sia possibile che per un anno sette minori siano stati affidati a un’insegnante di sostegno che doveva curarsi solo dell’alunno con difficoltà di apprendimento”.

La dirigente scolastica, ascoltata dagli inquirenti, ha spiegato che la prof aveva facoltà di ricorrere allo strumento chiamato “classe a piccoli gruppi”: in accordo col docente di ruolo poteva prelevare piccoli gruppi di studenti e far svolgere loro attività didattiche o premiali insieme al ragazzo da lei seguito in modo da favorirne l’integrazione.

La docente inchiodata dagli audio inviati agli alunni

La 40enne si trova ora in carcere. Alla base delle accuse, le dichiarazioni acquisite dai magistrati con l’audizione in forma protetta dei 6 minori direttamente coinvolti nei presunti abusi e dell’analisi dei file audio estratti dal telefono cellulare dei ragazzi e dell’insegnante. Sul telefono dell’insegnante sono stati rinvenuti numerosi messaggi vocali dalla stessa inviati agli alunni, nonché materiale pornografico compatibile con quello descritto dalle vittime nel corso della loro audizione. Tutte le contestazioni dovranno ora essere vagliate.

“Dall’analisi del mio cellulare non verrà fuori nulla di compromettente”, aveva fatto sapere tramite il suo avvocato. Come riporta Il Corriere della Sera, le condotte imputate all’indagata hanno reso necessaria l’adozione della più grave tra le misure cautelari, quella della custodia in carcere, in quanto ritenuta “l’unica in grado di arginare il pericolo di reiterazione dei reati, anche in considerazione del fatto che, da un lato, la docente è ancora formalmente in servizio presso l’istituto scolastico”.

Per il giudice gli arresti domiciliari non avrebbero consentito di inibire alla donna l’utilizzo della rete internet, “con il conseguente pericolo di avere con altri minori ulteriori contatti analoghi”.