La vita scorre. C’è chi se la passa bene, chi meno bene, chi male, il tutto fra varie sfumature. Ogni tanto qualcuno si becca una coltellata. La ministra della pubblica istruzione dichiara che l’episodio di violenza verificatosi ieri a danno di una docente è un fatto gravissimo e inaccettabile, ma nella realtà lo stato italiano accoltella gli insegnanti pubblicamente, quotidianamente. Perchè dunque sorprendersi se talvolta qualche docente viene pestato da alunni o da genitori, quando le istituzioni italiane trattano gli insegnanti stessi come fantocci che è lecito pestare?
Vero è che in certi casi, lo sappiamo, alcuni docenti inconsciamente adottano verso gli alunni un comportamento deteriore mutuato da quello che lo stato adotta verso di noi insegnanti. Forse individuare le responsabilità personali dei docenti in tutto questo non è facile.
Resta il fatto che, per esempio, i nostri colleghi in Francia e in Germania percepiscono uno stipendio adeguato alla professione d’insegnante ovvero circa il doppio rispetto a quello che percepiamo noi qui, per un pari carico di lavoro. Lo stato italiano RUBA, ripetiamo RUBA, soldi a noi docenti DA ANNI E ANNI in maniera apertamente predatoria risparmiando sui nostri stipendi che vengono tenuti – appunto – molto bassi rispetto al tipo di mestiere che noi svolgiamo, e per di più offende e mortifica la categoria ripetendoci all’ossessione che noi insegnanti non lavoriamo abbastanza. Il tutto, mentre la vita scorre, sì, e lo stato italiano ci RUBA dunque anche il tempo facendoci vivere male. Peraltro, come si può lavorare bene nella mortificazione costante? A questo aggiungiamo il fatto che noi docenti subiamo pure enormi trattenute finanziarie alla fonte. Ovviamente ci sarebbe dell’altro, ma ciò è già sufficiente per chiamarlo “accoltellamento” oppure forse preferiremmo chiamarlo “giusto trattamento professionale”?
Alessandro Giudice
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