
A Gela, una giovane madre denuncia con forza la situazione che sta vivendo suo figlio, un bambino di sette anni che frequenta la scuola primaria e necessita di un insegnante di sostegno per via di una certificazione diagnostica. In meno di cinque mesi, il piccolo ha già visto avvicendarsi ben sei insegnanti di sostegno, una situazione che sta mettendo a dura prova il suo percorso educativo e inclusivo.
“La figura dell’insegnante di sostegno è fondamentale per lavorare sugli obiettivi scolastici, ma anche per promuovere l’integrazione e il benessere del bambino all’interno del contesto classe”, spiega la madre in un’intervista a Today24, profondamente delusa da un sistema che, a suo avviso, sembra ignorare i bisogni dei più fragili.
Il percorso scolastico del piccolo è stato segnato da continui cambi di insegnanti: alcune hanno accettato l’incarico solo per pochi giorni prima di ottenere altre cattedre, altre si sono assentate per malattia o hanno lasciato l’incarico dopo poco tempo. “Non è una questione di esperienza: se fai il tuo lavoro con passione e amore, sei già a metà dell’opera. Ma il problema è il sistema, che non garantisce stabilità e attenzione ai bambini che necessitano di un supporto speciale”, afferma la madre con amarezza.
La donna racconta le difficoltà quotidiane di una famiglia che si impegna, anche attraverso terapie private e pubbliche, per garantire al proprio figlio il miglior sviluppo possibile. Tuttavia, si scontra con un sistema scolastico che definisce “immobile” e incapace di garantire una continuità educativa. “Non è forse la scuola che dovrebbe far da collante e garantire docenti di sostegno adeguati? Non è forse la scuola che dovrebbe evitare di aumentare il disagio di un bambino che vede continuamente cambiare la sua figura di riferimento?”, si domanda con rabbia e dolore.
Nel 2025, sottolinea la madre, in un contesto in cui si parla tanto di diritti e inclusione, è inaccettabile che il benessere dei bambini sia messo in secondo piano. “Io do voce a mio figlio e a tutti quei bambini che vivono queste situazioni. La scuola dovrebbe essere un’opportunità di crescita per tutti, non un percorso di ostacoli insormontabili. Non possiamo aspettare, servono soluzioni immediate”.
Infine, conclude il suo appello con la speranza che il sistema scolastico torni ad avere al centro i bambini, garantendo il diritto a un’educazione stabile, inclusiva e rispettosa delle necessità di ciascuno: “Mio figlio non ha tempo per aspettare. Spero che, un giorno, possa sempre avere la voce che oggi gli manca”.