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Docenti di sostegno valutati da famiglie, Cisl Scuola: “Insegnamento come offerta di servizi, gradimento non diventi criterio”

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Il tema della valutazione professionale di dirigenti scolastici e docenti sembra prendere nuovo vigore e affacciarsi con differenti sensibilità al dibattito pubblico, con evoluzioni non sempre rispettose della dimensione tecnico professionale che dovrebbe essere posta al centro della valutazione di attività ad alta specializzazione. Il leitmotiv continuamente richiamato nel susseguirsi delle proposte, talvolta anche sorprendenti, è una esigenza di andare oltre, di superare situazioni che evidentemente si ritengono di impasse.

In effetti tutta la PA sembra essere interessata da queste istanze e dalla spasmodica necessità di individuare nuove modalità e nuovi soggetti ai quali attribuire competenze valutative. Nella direttiva del ministro Zangrillo, risalente al 28 novembre 2023, si promuove “l’adozione di modalità di valutazione che vadano oltre – soprattutto per il personale dirigenziale – la sola valutazione effettuata dal superiore gerarchico e che coinvolgano una pluralità di soggetti, interni o esterni all’organizzazione, per arrivare gradualmente alla valutazione a 360°”. Compaiono così modalità valutative relativamente nuove, quali la valutazione dal basso, nella quale sono i collaboratori ad esprimere, in forma rigorosamente anonima, un giudizio sul proprio superiore; la valutazione fra pari, nella quale sono coinvolti i colleghi; la valutazione da parte di stakeholder esterni (per esempio, da parte degli utenti di un servizio erogato dall’ufficio o di un campione di cittadini opportunamente individuato o da altri portatori di interessi). Il tutto affiancato da performance interviews a cadenza trimestrale, anche con momenti di autovalutazione, interventi sulla formazione e connessione con il riconoscimento del merito.

Per quanto ci riguarda, nel nostro sistema scolastico, oltre allo sviluppo dell’autovalutazione delle scuole (RAV, Piano di Miglioramento, Rendicontazione sociale) e delle rilevazioni ad opera di Invalsi e valutazione esterna delle istituzioni scolastiche, tentativi di valutare le prestazioni professionali del personale erano stati condotti sia ricorrendo a sistemi reputazionali (progetto Valorizza) che con indicatori di risultato collettivi (progetto Vales), per approdare alla riforma introdotta dalla legge 107/2015 circa le funzioni del Comitato di valutazione dei docenti e il sistema di valutazione dei dirigenti scolastici (Portfolio dei dirigenti scolastici). Ma anche su questo si è andati oltre.

Una proposta ulteriore nella valutazione dei docenti è stata infatti formalizzata con l’introduzione della Formazione continua e della Formazione volontaria incentivata per il personale docente. Recentemente, con il Decreto 29 dicembre 2023, sono state adottate Disposizioni concernenti le modalità di valutazione dei percorsi di formazione incentivata per il personale docente. L’articolo 1 è rubricato in modo esplicito: Modalità di valutazione dei docenti frequentanti i percorsi di formazione in servizio incentivata. Il Comitato di valutazione è in tal modo chiamato a svolgere verifiche intermedie annuali e verifiche finali con particolare riferimento alla capacità del docente di creare le condizioni per l’apprendimento degli studenti e per il suo miglioramento, alla condotta professionale, alla promozione dell’inclusione e delle esperienze extrascolastiche. Al termine di ciascun triennio formativo, il Comitato di valutazione effettua una verifica finale, “tenendo conto dei risultati ottenuti in termini di raggiungimento degli obiettivi formativi e di miglioramento degli indicatori di performance declinati dall’istituzione scolastica secondo il proprio piano triennale dell’offerta formativa”.

Con il recente ddl semplificazione, approvato dal Consiglio dei ministri, a proposito della continuità del docente di sostegno, si va ancora oltre. Qui addirittura la famiglia assume un ruolo condizionante ed esprime un apprezzamento del tutto soggettivo. Infatti “nel caso di richiesta da parte della famiglia, e valutato, da parte del dirigente scolastico, l’interesse del discente, nell’ambito dell’attribuzione degli incarichi a tempo determinato di cui all’articolo 4, commi 1 e 2, della legge 3 maggio 1999, n. 124, al docente in possesso del titolo di specializzazione per l’insegnamento agli alunni disabili può essere proposta la conferma, con precedenza assoluta rispetto al restante personale a tempo determinato, sul medesimo posto di sostegno assegnatogli nel precedente anno”. Insomma, l’iniziativa della famiglia lasciata alla pura soggettività, precede e addirittura condiziona la stessa possibilità di valutazione tecnica attribuita al dirigente, diviene la condizione insuperabile e necessaria perché possa verificarsi la conferma del docente. 

Si tratta di un rovesciamento di fronte che antepone il personale gradimento del servizio da parte dei familiari alla valutazione della competenza tecnica, derubricando con ciò l’insegnamento a una pura offerta di servizi, ancor meno che un precettorato. Portata alle estreme conseguenze, è come dire che, se il chirurgo non è simpatico, i familiari del paziente possono a tutti gli effetti porre una sorta di veto al di là della professionalità, indipendentemente dai risultati clinici ottenuti e con buona pace della salute del congiunto. 

Per assurdo, in tutte le situazioni in cui il docente di sostegno si renderà conto della presenza di problemi familiari e tenterà di suggerire modifiche a radicati approcci e modalità di gestione non corretti della disabilità, sarà perdente e anzi a questo punto pubblicamente osteggiato dalla famiglia.

A forza di andare oltre, come si vede, si rischia di cadere nel baratro.

Insomma, un pannicello caldo che non affronta i nodi veri dell’inclusione degli allievi con disabilità nella nostra scuola che vanno dall’alto numero di posti annualmente previsti in organico di fatto alla mancanza di docenti specializzati a causa dello squilibrio territoriale tra offerta di formazione per TFA e posti disponibili. Sono dunque necessari e non più rinviabili interventi di sistema [vedi dichiarazioni della segretaria generale CISL Scuola Ivana Barbacci] piuttosto che provvedimenti estemporanei che- a parte ogni altra considerazione sulla loro inopportunità, evidentissima in questo caso – ben poco possono incidere sulle problematicità che pretenderebbero di risolvere.

(Da “Dirigenti News”, newsletter CISL Scuola per la dirigenza scolastica, n. 13 del 4 aprile 2024. Per ricevere le newsletter CISL Scuola, clicca qui).

I CONTENUTI DELL’ARTICOLO SOPRA RIPORTATI SONO DI CARATTERE PUBBLICITARIO