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Docenti dietro la lavagna, ai meno bravi aggiornamento obbligatorio e niente incentivi

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Introdurre delle forme di aggiornamento obbligatorio per i docenti che fanno riscuotere basse valutazioni. Premiare il più possibile, invece, quegli insegnanti che nella scuola riscuotono alti punteggi per le loro performance a livello didattico e progettuale. La proposta, che farà discutere, è stata presentata a Roma il 1° febbraio da Tortuga e ProDemos, alla presenza della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, nel corso dell”evento “La Scuola 4.0. 3 proposte per continuare a cambiare la scuola“.

Per i docenti non meritevoli interventi di formazione e aggiornamento

Secondo l’associazione, se si vuole davvero puntare alla valorizzazione degli insegnanti bisogna allora “legare maggiormente la valutazione e il merito alla retribuzione, non solo premiando chi riesce ad avere alte valutazioni, ma attuando anche degli interventi rivolti al migliorare la formazione e l’aggiornamento dei docenti qualora la valutazione risulti bassa”.

“La proposta – hanno spiegato i rappresentanti di Tortuga e ProDemos – comprende anche la valutazione degli istituti non solo attraverso test standardizzati, ma anche tramite altri criteri quali feedback di famiglie e studenti, valutazione di un ispettore provinciale, tasso di dispersione scolastica”.

Sicuri dissensi

Come dicevamo, l’idea potrebbe riscuotere diversi dissensi. Prima di tutto, perché occorre comprendere se per valutare i docenti possono essere utilizzati gli attuali parametri, introdotti dal comma 127 della Legge 107/15, che introduce il comitato valutante e i criteri di valutazione per l’assegnazione del bonus merito annuale.

Ora, avendo escluso, in media in ogni istituto, due insegnanti su tre dall’accesso a quel bonus, si prevede che circa mezzo milione di maestri e docenti dovrebbero passare per la formazione obbligatoria: da intendersi, almeno sembrerebbe in base alla proposta, come una sorta di “stimolo” collettivo a migliorare.

Una proposta poco… scolastica

Cercando di far scendere i colleghi tra i docenti meno accreditati, per mandare loro a fare la formazione utile a migliorarsi: si tratterebbe, francamente, di un modello aziendale, che con il contesto scolastico-formativo ha davvero poco a che vedere.

Perchè, se abbiamo capito bene (in caso contrario sarebbe il caso che Tortuga e ProDemos fornisse adeguate precisazioni), per gli insegnanti poco meritevoli scatterebbe una doppia “punizione”: niente incentivi e corsi di aggiornamento coatti.

Per valutare le scuole si ascoltino famiglie e studenti

Un ragionamento simile, infine, varrebbe per i circa 7mila istituti scolastici autonomi oggi presenti nel territorio nazionale: al fine di comprendere al meglio la loro efficacia, sul fronte dell’offerta formativa proposta e dell’organizzazione all’interno, sempre Tortuga e ProDemos hanno chiesto alla ministra Fedeli di incentivare il giudizio delle famiglie e degli studenti (un po’ come chiedere ad un paziente se il medico che lo tiene in cura è bravo), ma anche chiedere il coinvolgimento di un ispettore provinciale e valutare il tasso di dispersione (come se dipendesse solo dalla scuola).