Il post-terremoto del Centro Italia avrebbe convinto alcuni dirigenti scolastici a comunicare nei collegi d’inizio anno l’esigenza di usare il badge anche tra i docenti.
Come se la categoria non fosse già la più controllata in assoluto, visto che in caso di assenza, anche temporanea, gli alunni farebbero presto a rilevare in tempo reale la situazione. Per non parlare dei colloqui con i genitori.
Tuttavia, per incalzare gli insegnanti a timbrare il cartellino, qualche ds, ci raccontano i docenti, ha così esordito: “Se si verifica una calamità naturale dobbiamo sapere chi è rimasto sotto le macerie”. Oppure: “se scoppia un incendio dobbiamo saper dire ai vigili del fuoco quanti docenti sono rimasti dentro l’istituto”.
Le motivazioni su cui si fa leva per convincere i docenti all’uso del badge sono ovviamente più che nobili e convincenti: bisognerebbe levarsi il cappello davanti ad un ds che è così attento alla sicurezza del personale scolastico. Tuttavia, viene da chiedersi perché poi, quando si tratta di parlare o fare davvero sicurezza, spiacente, non ci sono i soldi. Ma questa è un’altra storia.
Ciò che molti docenti temono da questa iniziativa, indurre tutto il personale scolastico a “timbrare il cartellino”, è che si voglia arrivare al completo monitoraggio elettronico della presenza in servizio. Oltre che alla verifica della puntualità. E che, dunque, la sicurezza c’entri poco o niente in tutto questo.
Se così fosse, però, ci sarebbe molto da dire. Prima di tuto perché, come ormai arcinoto ai più, i docenti non devono e non possono essere obbligati ad utilizzare dispositivi elettronici marca tempo, non essendo previsto da nessuna norma contrattuale o legislativa.
Infatti, ad oggi, basta apporre la firma sul registro elettronico o cartaceo che sia, per attestare la presenza in servizio dell’insegnante. Fine delle trasmissioni. Questo significa che solo quando e se verrà rinnovato il CCNL di comparto, solo allora, se ne potrà discutere nelle stanze del Miur.
Non dovrebbe essere, di certo, un povero dirigente scolastico, già messo a dura prova dalle mille asperità della L. 107/15, la cosiddetta “Buona Scuola”, a farsi carico di questo ulteriore onere. Che ricadrebbe, tra l’altro, pure sulla già oberata amministrazione, a cui spetterebbe pure l’ingrato compito del controllo e della comunicazione-gestione dei ritardi segnalati dalla macchina.
Perché, allora, dotare i docenti di badge, pretendendo, con circolari impositive, che questi “timbrino il cartellino” all’ingresso e all’uscita?
Il tutto, tra l’altro, spesso con il placet delle organizzazioni sindacali. Le quali, quasi sempre, sanno e tacciono. Anzi, vi è di più: molti di questi ds fautori del badge sono anche loro iscritti alle organizzazioni sindacali. Non è raro, nemmeno che un dirigente scolastico sia iscritto a più sindacati, proprio per ridurre le possibilità di essere contrastato.
L’ultima considerazione è su cosa dovrebbero fare i docenti chiamati, tramite circolare interna, a “beggiare” il cartellino. Più di qualche insegnante ci ha detto di non avere dubbi: ritira il badge all’inizio dell’anno, lo seppellisce a tempo indeterminato nel proprio cassetto personale, rimanendo in attesa di contestazioni d’addebito disciplinare per “omissione o rifiuto di beggiata”.
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