Educazione alle relazioni, Rusconi (Anp): “A scuola si fa già, ora bisogna coinvolgere le famiglie”

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La vicenda di Giulia, la giovane donna uccisa (al momento il fidanzato è l’unico indiziato ed è già in stato d’arresto) pochi giorni fa ha scosso l’opinione pubblica del Paese e sta inducendo molti a interrogarsi sulle concrete possibilità che la scuola ha di “educare” davvero al rispetto e alle relazioni.
Il tema è difficile è complesso perché certamente nessuno vuole mettere in discussione il ruolo educativo della scuola ma è anche altrettanto vero che la scuola, da sola, non può fare molto.
C’è chi insiste sulle responsabilità delle famiglie che però, soprattutto nei contesti di maggiore disagio, non hanno strumenti (economici e soprattutto culturali) per occuparsi dei figli.
I servizi sociali spesso sono carenti e talora persino inesistenti.
Trovare la via d’uscita è difficile non sappiamo se le misure alle quali proprio in queste ore il Governo sta lavorando potranno dare qualche risultato.
Un fatto è certo: in questo frangente i docenti vengono chiamati in causa e da loro molti “pretendono” una soluzione che però va cercata anche al di fuori della scuola.
Dice un vecchio proverbio africano: “Per far crescere un bambino ci vuole un villaggio”, ma la sensazione è che, oggi, sempre più spesso manchi proprio la “cultura del villaggio” e che l’individualismo la faccia da padrone.

Di tutto questo parliamo nella nostra intervista a Mario Rusconi, dirigente scolastico e presidente dell’ANP Roma.

A discutere sul tema anche il presidente ANP Antonello Giannelli: “Ritengo che l’iniziativa sia molto positiva e condivisibile. Certo, dobbiamo attendere di conoscerne i dettagli per formulare una valutazione compiuta. D’altronde, il compito primario della scuola è proprio quello di formare la persona, aiutandola a crescere con equilibrio, non solo quello di trasmettere delle conoscenze. Certo è da capire come farlo al meglio, come aiutare i docenti a lavorare bene, con cognizione di causa e con una formazione adeguata”.

Continua Giannelli: “La scuola si trova sempre più frequentemente a sopperire ai limiti di un numero crescente di famiglie che, in questa società sempre più complessa, non riescono a fornire un’educazione al passo coi tempi. In questa società, per poter convivere civilmente con gli altri, ciascuno di noi deve disporre di competenze affettive, deve rispettare le differenze e deve saper gestire le inevitabili frustrazioni personali”.

Conclude il Presidente dell’ANP: “La scuola, come sempre, è disponibile a fare la propria parte ma non può affrontare da sola problemi così ampi. Servono figure professionali ulteriori rispetto ai docenti. È necessario, infatti, coinvolgere alunni e studenti per aiutarli a riconoscere, in sé stessi e negli altri, i comportamenti a rischio. Serve uno sforzo congiunto di tutte le agenzie formative, delle forze politiche, del mondo della comunicazione per prevenire il ripetersi di drammi come quello di Giulia”.