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Educazione contro le discriminazioni

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Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione, ha annunciato la costituzione di un gruppo che dovrà elaborare le linee guida sull’educazione contro le discriminazioni. Con lui Mila Spicola, palermitana, consulente tecnico al Miur e già “pasionaria” promotrice di riforme.

“Oggi si è insediato al Miur il tavolo che elaborerà le linee guida sull’educazione alle differenze contro le discriminazioni. Molto si è scritto, molto si è detto, spesso a sproposito, costruendo ad hoc o immaginandosi streghe inesistenti che hanno messo in agitazione le famiglie ma che sono state frutto di strumentalizzazioni. Lo ribadiamo: la scuola fa la scuola. Informare e sensibilizzare serve a prevenire e a favorire una crescita e una convivenza sana nella diversità della persona ma nell’uguaglianza dei diritti”.

Il tavolo è composto da esponenti del mondo accademico che si occupano in forma trasversale dei temi della lotta alla discriminazione, della filosofia morale, degli studi di genere, del diritto costituzionale, degli studi sulla lingua, delle scienze umane e da funzionari e funzionarie del Ministero. I lavori dureranno circa tre mesi, la prima bozza delle linee guida verrà offerta alla consultazione e ai contributi del mondo scolastico e delle associazioni, di genitori, di gruppi, che, a vario titolo, operano in questi ambiti. Successivamente verrà inviata alle scuole per disegnare un orizzonte comune.

 “E’ una svolta epocale – ha commentato Mila Spicola – perché le tante esperienze che si sono fatte a scuola diventano adesso azioni di sistema. Compito del tavolo tecnico sarà quello di elaborare un documento di indirizzo e di supporto alle scuole e ai genitori, non vincolante, per fornire con chiarezza e semplicità informazioni che riguardano i diritti civili, di cui la nostra Costituzione è espressione esemplare”.

 “Inclusione – continua Faraone – ed educazione alle differenze – di genere, di razza, di religione, di opinione – oggi assumono connotati diversi anche in ottica europea e internazionale. La stessa ottica che vogliamo alla base della ‘Buona Scuola’”.

E se lo dicono loro che sono palermitani e profondi conoscitori delle realtà delle periferie urbane e delle scuole di frontiera del loro territorio, c’è da crederci. Forse, tuttavia, più che di tavoli tecnici, che sono importanti, la scuola italiana avrebbe bisogno di maggiori certezze e più fatti che i tavoli tecnici certamente non assicurano. 

Se poi quasi il 30% di ragazzi del Sud, e della Sicilia in particolare, abbandonano la scuola, sono questioni da affrontare con altri tavoli tecnici e altri gruppi di lavoro.