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Elezioni Abruzzo: docente fa cantare “Faccetta Nera” in classe, la ds non prende provvedimenti e dopo un anno si candida

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Una delle candidate con Fratelli d’Italia per Marco Marsilio Presidente in Abruzzo è una dirigente scolastica di una scuola nella provincia di Teramo, in cui all’inizio dell’anno scorso una classe ha cantato la canzone Faccetta Nera in occasione della Giornata della Memoria: a dare la notizia La Repubblica. Ricordiamo che le elezioni regionali in Abruzzo si svolgeranno il prossimo 10 marzo.

Una vera e propria lezione che inneggiava al fascismo

La storia era rimasta sotto traccia fino a ora. A gennaio 2023, nell’ambito di un approfondimento sulla Giornata della Memoria rivolto a due classi di quinta elementare, per far capire ai bambini come “all’epoca del fascismo la vita per un bambino non era colorata come oggi”, una docente ha intonato e fatto cantare agli alunni il brano di propaganda fascista e ha mostrato loro il saluto romano, con applauso finale collettivo.

Il resoconto di quella singolare mattinata a scuola è finito nel verbale di una riunione convocata il 28 febbraio 2023 dopo le lamentele di alcuni genitori degli alunni, che si sono rivolti all’Anpi. “Sconcertati, ci hanno riferito che i figli erano arrivati a casa canticchiando Faccetta Nera e hanno chiesto un nostro intervento”, dice Massimo Pizzingrilli, vicepresidente Anpi.

La dirigente non ha preso provvedimenti come aveva annunciato

Quest’ultimo ha subito contattato la preside in questione. Come riportato nel verbale della riunione la preside definì una scelta “sconsiderata da parte della docente” la presentazione di Faccetta Nera esprimendo “tutto il suo biasimo per l’agghiacciante episodio e per i terribili contenuti trasmessi illegittimamente dalla docente”.

Su richiesta dell’Anpi la dirigente scolastica si impegnò a prendere provvedimenti nei confronti della professoressa e ad allontanarla. Cosa che poi non è avvenuta. Anzi. È successo il contrario. La docente risulta ancora fiduciaria di plesso, come era al momento dei fatti. Quest’anno ha presieduto un Collegio docenti ed è stata incaricata di celebrare la ricorrenza delle Foibe nella cittadina.

C’è di più: questa docente era sul palco a condurre la serata di presentazione della candidatura politica della stessa preside lo scorso febbraio.

Faccetta Nera in classe, il caso di un equivoco a Cremona

A marzo dell’anno scorso il brano ha fatto ingresso in un’altra scuola italiana. Come abbiamo scritto, in una scuola primaria di Cremona un equivoco tra genitori e insegnanti ha scatenato la polemica. Infatti, in un progetto educativo musicale, un percorso di confronto per riflettere sulla liberazione, i docenti hanno parlato sia della canzone Bella Ciao (simbolo della resistenza e dei partigiani) e sia di Faccetta Nera, canzone simbolo del fascismo.

La situazione ha creato disappunto tra i genitori che hanno accusato i docenti di fare politica a scuola. Alcuni hanno commentato: “È una canzone ignobile e non andrebbe insegnata a dei bambini delle elementari”. E ancora: “La storia non può essere spiegata con Faccetta nera”, “Il testo parla chiaro”.

La dirigente scolastica ha voluto fare chiarezza a Il Fatto Quotidiano: “Essendo la preside di 45 sezioni non partecipo ad ogni interclasse com’è normale che sia ma una volta informata di quanto si vociferava ho chiesto alla responsabile di plesso: non abbiamo alcuna intenzione di insegnare “Faccetta nera”. Si tratta di un equivoco. Il progetto educativo musicale è stato travisato. Qualcosa nel consiglio d’ interclasse non è funzionato ma le posso garantire che non c’è alcun approccio politico ma solo una riflessione a livello storico”.

La dirigente si mostra delusa dal comportamento delle famiglie: “Se i genitori avessero avuto qualche disaccordo potevano parlarne nella sede opportuna anziché rivolgersi ai media. I problemi si risolvono nell’interclasse non certo sulla stampa”.

E conclude: “Fossi stata presente alla riunione avrei invitato tutti a una riflessione più prudente per evitare contestazioni di questo genere ma cerchiamo di parlare delle risorse e delle questioni vere della scuola senza alimentari casi sul nulla”