Sono un’insegnante di liceo (poco meno di trent’anni di esperienza, la mia maturità risale al 1982, anno di nascita del ministro Azzolina, e di esami come commissario ne ho fatti innumerevoli: versione tutti commissari esterni con uno solo interno, tutti interni con unico presidente esterno, misti, con terza prova, senza terza prova, con tesina, con estrazione buste…, il rito della chiusura del pacco con la ceralacca: l’inventiva malsana del ministero non si è risparmiata in tutti questi anni).
Per questo non riesco proprio più a sopportare l’esaltazione risibile di questa prova anacronistica e insignificante!! E certo non ho intenzione di rischiare, non dico la vita, ma nemmeno un raffreddore per partecipare al gioco anche quest’anno.
Si prospetta l’ esame in presenza al tempo della pandemia. Ma come? Con mascherine, distanza di sicurezza: un gruppo di prof. che strillano domande a un candidato solo e angosciato in un’aula magna, un corridoio, una palestra?
A mio parere il vero momento educativo per i ‘maturandi’ sarebbe quest’anno una scelta di responsabilità verso se stessi e la società magari anche con la rinuncia a qualche piccolo rito narcisistico (‘notte prima degli esami’…): scrutinio a fine anno, come fu per mio padre in tempo di guerra.
Elisa Tetamo
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