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Esposizione della bandiera della Pace dagli edifici scolastici: è polemica

Anche la Pace in Italia è divenuto tema di battaglie della politica. Della peggiore politica. Avevamo sempre pensato alla pace come ad un valore sempiterno dell’individuo divenuto persona, dell’uomo di natura fattosi uomo di cultura.
E che questo fosse vero ce l’avevano confermato recentemente taluni episodi eclatanti. Un gruppo di donne si erano spogliate nel Central Park di New Jork sfidando la polizia e la neve e stese per terra si erano disposte per formare con i loro nudi corpi la scritta "No Bush".
In Australia, poi, ben 700 donne si erano pur esse spogliate e nude avevano posato sotto gli sguardi di un fotografo aereo mentre componevano con i loro corpi la scritta "No War".
Tanto a dimostrazione di quanto la pace fosse ritenuta importante per la vita e la conservazione dell’umanità stessa.
Non sembra essere così per gli Italiani. Almeno per alcuni nostri connazionali che tutto vedono e valutano con il metro, i paraocchi, della politica.
La Direzione della Rai nega la diretta alla manifestazione del 19 febbraio in favore della pace per non influenzare… il Parlamento che dovrà votare una mozione sull’argomento.
Cavalca, per altro verso, la polemica sull’esposizione della bandiera della pace dai pubblici edifici, scuole comprese, ovviamente, tante che l’esposizione della bandiera dell’arcobaleno rischia di essere interpretata come una propaganda contro il governo.
Siamo al ridicolo, ma forse è più esatto dire che siamo all’assurdo, per non dire al limite della irrazionalità.
I libri di testo prima, la creazione di un Consiglio Superiore per la Lingua Italiana Ufficiale poi. Oggi siamo giunti alla dichiarazione di offesa alla bandiera italiana se accostata a quella della pace.
Tutto questo può, e deve, significare che a scuola dovrà per l’avvenire essere bandita la parola "Pace"? Ancora: non si potranno più programmare, e realizzare, curricoli che coinvolgano gli studenti sui temi della convivenza civile, della democrazia, della solidarietà, della cooperazione, della non violenza e di tutti quei temi che chiamano in causa la formazione alla cittadinanza di cui tanto oggi si parla, e non solo a livello concettuale, ma anche istituzionale, se è vero, come è vero, che in cinque regioni italiane da parte del Ministero dell’Istruzione, della Università e della Ricerca si sta avviando un grande progetto che coinvolgerà migliaia di studenti di ogni ordine e grado sul tema della ‘educazione alla cittadinanza’?
Che senso avrà parlare di pace a scuola se gli alunni, con particolare riguardo quelli dell’infanzia e della scuola di base, si vedranno costretti a nasconderne il simbolo?
Un chiarimento da parte del ministro Moratti forse è d’obbligo o, meglio, urgente. Ne guadagnerebbe consenso la riforma, ma pure la dignità di tutta la scuola italiana.

Giuseppe Guzzo

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