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Federica Pellegrini, l’aneddoto: “Una volta a scuola ho scritto insulti ai docenti sulle porte, ero l’ultima persona sospettata”

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Federica Pellegrini, che proprio oggi, 3 gennaio, ha annunciato la nascita della sua primogenita, ha un rapporto particolare con la scuola. La campionessa olimpica di nuoto è riuscita a conciliare lo studio e gli impegni sportivi già da adolescente.

Considerata la più forte della storia del nuoto azzurro, ha vinto 19 medaglie mondiali e due olimpiche, ed è l’attuale detentrice del record del mondo nei 200 stile libero. Nel 2008 a Pechino è diventata la prima nuotatrice italiana di sempre a laurearsi campionessa olimpica.

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Dove ha studiato Federica Pellegrini?

La Pellegrini, veneta, iscritta al liceo scientifico a Mestre, nel veneziano, come riporta Il Corriere della Sera, ha poi scelto un altro indirizzo, ragioneria. Qui si è diplomata con il punteggio di 75 su 100. Più volte ha sostenuto che lo studio è utile, anche in acqua: educa al rispetto, al sacrificio, a una sana competizione.

Nel settembre del 2022 ha poi ricevuto la laurea honoris causa in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate presso l’Università San Raffaele Roma, come riporta RaiNews.

Federica Pellegrini e l’aneddoto particolare sulla scuola

Mesi fa la campionessa olimpica ha raccontato un aneddoto relativo alla scuola sempre a Il Corriere della Sera. Ecco le sue parole: “Qualche giorno prima dell’esame di terza media è accaduto un fatto che mi è servito a capire chi sono. Quel giorno, avevo tredici anni, mi sono lasciata andare all’irrazionale. Quello che è accaduto, una sciocchezza in verità, era così stupido che me ne sono vergognata a lungo. Nella mia scuola c’era la tradizione di firmare le porte come gesto di buona fortuna. Per salutare le aule prima di congedarsi. Lo si faceva in bagno, di nascosto, perché non era consentito anche se tollerato. Quando mi sono trovata lì, davanti a quella porta dove già c’erano i nomi dei compagni che mi avevano preceduto, ho mollato i freni. L’equilibrio è saltato, e anziché segnare la porta con il mio nome ho iniziato a scrivere frasi violente e offensive nei confronti degli insegnanti. Insulti, goliardie. Tante, una dopo l’altra. Non mi importava niente di quello che scrivevo perché la furia si era impossessata di me, la compressione era saltata. Ma io sono un soldato. Quando la professoressa si è accorta di quello che era successo e ha chiesto al colpevole di confessare, io ho confessato, senza esitazioni. Gli insegnanti sono rimasti stupiti. Ero l’ultima persona sospettata, mi conoscevano come una ragazzina tranquilla. E lo ero. Lo sono sempre stata”.

“Quella scena mi è rimasta in testa e non solo come un monito. Mi sono chiesta cosa fosse successo, perché fossi esplosa. Forse perché finiva un ciclo della mia vita, mi sarebbero state sfilate le mie certezze, le abitudini. Quel giorno forse ho sentito il pericolo di un cambiamento. Il minuscolo sgranarsi di giornate sempre uguali. Forse ho pensato che avrei dovuto trovare un altro contenitore sicuro per la mia forza, un’altra pace. E mi sono spaventata”, ha concluso.

Pecco Bagnaia, lo sport e la scuola

Di recente abbiamo parlato di un altro sportivo che ha dovuto conciliare lo studio con gli impegni lavorativi: il pilota di motociclismo 26enne Francesco “Pecco” Bagnaia, che a novembre ha ottenuto il suo secondo titolo mondiale in MotoGp.

Lo stesso sportivo qualche anno fa a Il Corriere della Sera, ha spiegato le difficoltà in cui spesso incappano i ragazzi che intendono fare un percorso da atleti a livello agonistico nel coniugare sport e scuola. “Se non trovi un preside che ti agevola è dura. A Chivasso e in generale nel Torinese non c’è la cultura delle moto dell’Emilia o delle Marche. Quando non ero a scuola volavano i 2 e i 3, così è difficile recuperare. Facevo l’Itis, studiavo meccanica e mi piaceva, ma ho smesso e oggi studio inglese”, ha detto sei anni fa.

“Avessi dato retta agli altri avrei dovuto smettere, me lo dicevano a scuola gli insegnanti, me lo diceva qualche team, lo scriveva qualche giornalista e me lo ha detto il medico qui a Torino perché da piccolo soffrivo di asma”, ha detto, spiegando che i suoi docenti non lo hanno spronato a seguire il suo sogno.