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Fiducia e sana relazione: elementi fondamentali per prevenire e curare i disturbi del linguaggio e dell’apprendimento

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Si è svolto il 29 settembre il convegno “In un mondo di parole e numeri: prevenire ed affrontare le difficoltà di linguaggio e apprendimento” organizzato dal Centro La Fenice e dagli Stati Generali delle donne MB, alla presenza di un centinaio di partecipanti, tra insegnanti, educatori, pediatri e genitori.

Hanno aperto aperto i lavori: Mauro Ricci, Presidente La Fenice, Valeria Rossana Volpe, Direttivo Stati Generali delle donne MB, Silvia Sardone, Consigliere Regione Lombardia, Giovanna Amodio, Consigliere Provincia di Monza e Brianza e Désirée Chiara Merlini, Assessore alle Politiche Sociali Comune di Monza.

L’attenzione allo sviluppo del linguaggio dei bambini è di importanza fondamentale per identificare precocemente un disturbo e per individuare l’eventuale necessità di una terapia.

Quando s’interviene precocemente, infatti, le possibilità di recupero, sono sicuramente più elevate; il bambino è motivato alle attività – gioco che lo specialista propone e i suoi tempi di recupero si riducono notevolmente rispetto a ciò che accade negli interventi più tardivi, quando il ritardo è più consistente e il dislivello con i coetanei ha già intaccato l’autostima.

Non dobbiamo, inoltre, dimenticare che l’adeguata capacità di linguaggio è una delle garanzie per il benessere socio – affettivo e per l’apprendimento scolastico.

“Alcune funzioni o intenzioni comunicative – sostiene Francesca Cozzaglio, Logopedista del Centro La Fenice, emergono ancor prima che il bambino le sappia esprimere verbalmente. E l’intenzionalità comunicativa di un bambino è predittiva dello sviluppo del linguaggio futuro, per cui è compito del genitore considerare tutte queste forme come linguaggio vero e proprio e arricchire e sviluppare queste abilità attraverso una comunicazione non verbale efficace (sguardi, carezze, abbracci e gioco).

E’ indicato intervenire, continua Cozzaglio, se non sono presenti nel bimbo: intenzionalità comunicativa, incapacità di comprendere il linguaggio verbale, difficoltà di espressione.

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) riguardano il 2,5-3 % circa dei bambini in età scolare e si manifestano come un deficit nelle capacità di lettura, di scrittura e di calcolo. Il più noto fra questi è la dislessia, che compromette la velocità e/o la correttezza di lettura, con ripercussioni frequenti anche sulla comprensione del testo letto.

I DSA sono altamente associati tra loro, perché spesso alla dislessia si accompagnano:

  • la disortografia, quando il bambino presenta problemi ortografici;
  • la discalculia, quando presenta problemi di calcolo.

Inoltre i DSA:

  • riguardano bambini intelligenti, che non hanno problemi sensoriali alla vista o all’udito, né neurologici e che hanno avuto adeguate possibilità di familiarizzare con la lingua scritta;
  • possono avere un’origine neurobiologica.

I disturbi specifici dell’apprendimento, non sono sempre dovuti, sostiene Maria Esposito, Psicologa del Centro La Fenice, a cause neurobiologiche.

Le neuroscienze hanno dato un contributo importante per capire il rapporto tra emozioni e apprendimento. Quando un bambino apprende con gioia, curiosità e desiderio di riuscita, attraverso la produzione di due neurotrasmettitori, serotonina e ossitocina, si imprime nella memoria sia il contenuto che l’emozione associata.

Diversamente, se il bambino apprende con una emozione negativa, si imprimerà nella memoria soltanto l’emozione in sè dimenticando il contenuto.

Altra forma di disturbo sono I BES (Bisogni Educativi Speciali) definiti come difficoltà evolutive di funzionamento permanente o transitorie in ambito educativo o di apprendimento, dovute all’interazione tra vari fattori di salute e che necessita di educazione speciale individualizzata.

L’area dello svantaggio scolastico si divide in: disabilità, disturbi evolutivi specifici e svantaggi socio economici, emotivi, linguistici e culturali.

Secondo Alice Covolan, Psicologa e Tecnico ABA del Centro La Fenice, si può intervenire attraverso l’ osservazione e la valutazione, perseguendo tre obiettivi: l’autonomia del bambino, l’apprendimento di alcune strategie adatte per raggiungere un dato traguardo e lo stato d’animo (fiducia nelle proprie capacità di arrivare e giusta consapevolezza).

La dottoressa Covolan, ha suggerito le strategie e gli strumenti pratici per questi ragazzi che non hanno una patologia, ma un diverso funzionamento dei meccanismi di apprendimento. Esistono ormai da decenni gli strumenti compensativi come il libro parlato e altri software per pc, ma gli studiosi insistono soprattutto sul potenziamento delle abilità cognitive.

I genitori sono I principali soggetti ed attori, coinvolti nel processo di prevenzione, individuazione e cura dei disturbi del linguaggio e dell’apprendimento che possono colpire il loro figlio.

Sono loro che possono, opportunamente educati, attivare un intervento diagnostico e riabilitativo il più tempestivo possibile. Anche perché la loro corretta interazione col bambino è fondamentale, visto che il piccolo nei primi anni di vita è estremamente plasmabile e recettivo all’apprendimento, sostiene Cecilia Angeli, Psicologa del Centro La Fenice.

Circa il 3 PER CENTO dei bambini della scuola primaria della Brianza ha disturbi specifici dell’apprendimento; l’8,9 per cento alle medie e il 7,4 per cento alle superiori.

Percentuali elevate quelle rilevate dall’Ufficio scolastico territoriale durante l’anno 2017/18 che si traducono in migliaia di bambini con vari gradi di difficoltà di apprendimento: sono 1300 alle elementari, circa 2300 alle medie e 8400 alle superiori delle scuole del territorio, sostiene Claudio Merletti, dirigente dell’ambito territoriale Monza e Brianza dell’Ufficio scolastico Regione Lombardia, Merletti caldeggia la diagnosi precoce, fin dalla scuola dell’infanzia o dal primo anno della scuola primaria, per impedire che le difficoltà si consolidino nell’alfabetizzazione.

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